Ottobre è il mese dell’Eroica. S’inizia il primo fine settimana del mese – quest’anno si è pedalato il 1° – ma l’onda lunga degli eventi, delle relazioni, di quello che è successo si stende sulle settimane successive.
Alcune cose, poi, restano intrappolate nel tempo, ed è il caso della bicicletta vincitrice del Concorso d’Eleganza, che per il terzo anno consecutivo è stato co-organizzato da Biciclette d’Epoca ed Eroica. A ricevere l’ambito premio “Best in show” per l’esemplare più meritevole presentato a Gaiole in Chianti è stata la Bianchi Folgore RC del 1940 appartenente alla collezione di Fabio Grifoni, appassionato fiorentino e anche nostro assiduo lettore. Una bicicletta strepitosa, con un montaggio, una storia e una conservazione davvero molto importanti, che non ha mancato di far discutere molto sia la giuria sia i tanti visitatori interessati che hanno girato, nel corso della giornata, nella bellissima location riservata al Concorso per quest’anno, ovvero il cortile di Pescherini. Al di là degli aspetti tecnici, che sono senz’altro importanti e ve ne parleremo, questa Folgore ha davvero molto da raccontare, e le sue complesse vicissitudini fanno senz’altro parte del fascino che emana.
«Ho cominciato ad appassionarmi di biciclette d’epoca attorno al 2008», ci racconta Fabio, «dopo aver visto in televisione lo sceneggiato dedicato a Bartali, con Pierfrancesco Favino. Come tutti i fiorentini, ero già un fan del personaggio, ma questa serie TV è stata per me l’occasione di andare a scoprire un mondo nuovo. Ho iniziato con una Legnano grazie ai consigli dell’amico Andrea Martini, e da lì in poi non mi sono più fermato, con una passione che non solo mi ha portato ad avere e restaurare tante biciclette, ma ha anche sottratto tempo alle pedalate vere e proprie, perché quando inizi a volerne sapere di più di questo mondo il tempo davvero non basta mai».
Fabio inizia così a scoprire biciclette sempre più interessanti e, come tanti amanti del settore, ad andare a caccia di tesori preziosi, nascosti magari da anni in qualche cantina. È in un contesto simile che appare la Folgore del ’40. «Un giorno del 2016 Andrea mi ha invitato ad andare con lui a vedere la collezione di Lando Landi, un appassionato che abitava in zona. In casa di Landi, allora quasi novantenne, sembrava che il tempo si fosse fermato agli Anni ’50. Tutto era curato e in ordine come in una fotografia d’epoca. Ricordo che ci portò in un salottino dove c’era una bicicletta sotto un telo. Quando lo sollevò, non potevo credere alla meraviglia che avevo davanti agli occhi!». La Bianchi Folgore, infatti, era perfettamente conservata come il resto dell’arredamento.
Anche nel caso della bicicletta era come se il tempo si fosse fermato. «Da quel giorno in avanti ho iniziato un rapporto d’amicizia con il signor Landi, che dopo alcuni anni si è convinto a cedermi la sua preziosa bicicletta. L’ho lasciata così come l’ho trovata e negli anni non l’ho mai fatta uscire di casa se non per una breve esposizione a Firenze con il Pedale Vintage 4G e per il Concorso d’Eleganza dell’Eroica». L’amore, del resto, si protegge.
OVUNQUE PROTEGGI
Raggiunto telefonicamente, anche Lando Landi ci ha voluto raccontare la sua versione dei fatti. «Ho acquistato la bicicletta il 16 settembre 1942 dal pistard Fiorenzo Furini», ci dice con una memoria d’acciaio all’invidiabile età di 96 anni. «In quegli anni poter vedere una bicicletta del genere era una cosa incredibile, perché a causa della guerra non si trovava nulla. Era in condizioni pessime, con le ruote ovali, la verniciatura rovinata tanto che si vedeva l’acciaio sotto il colore. La comprai non senza fatica e la feci risistemare piano piano, con i mezzi che potevo. Nel ’43 la feci riverniciare con in benestare della Bianchi e fu una fortuna riuscire a trovare il colore adatto, in quei tempi».
Lando dovette anche intervenire in altri dettagli, visto lo stato di partenza della Folgore. «Uno dei pedali, uno Sheffield, era rotto, per cui lo feci saldare ed è lo stesso montato ancora oggi, e poi dovetti cambiare anche la catena. Negli anni, comunque, questa bicicletta l’ho usata solo di tanto in tanto, è stata per la grandissima parte della propria vita al coperto e posso dire che dal settembre del 1942 non ha mai preso la pioggia. Dato che la usavo solo su strade asfaltate, si è rovinata pochissimo e l’ho consegnata a Fabio in uno stato pressoché perfetto».
Le vicissitudini della Folgore RC del ’40 sono davvero molto curiose, al punto che la bicicletta può essere definita a buon titolo una sopravvissuta per almeno tre ragioni. La prima è che è sfuggita ai rastrellamenti dei beni operati dai tedeschi, che sequestravano qualsiasi oggetto di valore o anche solo metallico per fonderlo e costruire materiale bellico. La seconda è che, per puro caso, sopravvisse ai bombardamenti del ’44, quando la parte della casa di Landi dove di solito veniva custodita venne distrutta. Ma la bicicletta, per dono della sorte, era stata spostata in un’altra stanza proprio la sera precedente. Infine, scampò anche all’alluvione di Firenze del 1966, che travolse quasi tutto quello che veniva conservato nei pianterreni e nelle cantine, dove di solito si ricoveravano le biciclette. Preoccupato dalle acque limacciose dell’Arno, Landi portò la bicicletta al primo piano la notte prima della piena, salvandola da una quasi certa distruzione.
La vita avventurosa della Folgore, però, è iniziata qualche anno prima, quando appunto a inforcarla era stato il pistard Fiorenzo Furini, che la utilizzava per allenarsi sulle strade della Toscana dopo averla ricevuta da un collega milanese. Furini era arrivato terzo ai campionati italiani di velocità del ’36, e questo pare gli valse una convocazione alle Olimpiadi di Berlino, evidentemente come riserva, dato che non risulta tra gli atleti scesi in pista. Gli anni erano molto difficili e molti corridori, come gli stessi Bartali e Coppi, dovettero interrompere l’attività per molto tempo, allenandosi come potevano. Furini quindi cedette la bicicletta a Landi in tempo di guerra, per poi arrivare a fare il professionista nel ’47 con la Cozzi Sigler e nel ’49 con la Bartali – Gardiol proprio alla corte del grande Gino.
MERAVIGLIA MECCANICA
Dal punto di vista tecnico, siamo di fronte a un esemplare eccezionale in uno stato di conservazione davvero molto, molto elevato. Bisogna partire dal presupposto che, rispetto alla produzione di serie, quelle del Reparto Corse erano profondamente diverse, per cui la denominazione “Folgore” è solo indicativa, perché le soluzioni adottate poi nel momento di affidare la bicicletta ai corridori staccavano delle importanti differenze. Innanzitutto, tutte le congiunzioni sono limate e alleggerite. Molto caratteristica è la limatura delle congiunzioni di sterzo nella parte frontale, che le rende molto squadrate e le fa andare sotto alla calotta. Il forcellino posteriore, costruito si dice su licenza Campagnolo, presenta un triangolino di servizio che è tipico del Reparto Corse. Il telaio è in acciaio con numero di serie n°813593, che posiziona la bicicletta tra il ’40 e il ’41. Durante i giorni all’Eroica è stato trovato sulle calotte del movimento centrale il numero 40, e abbiamo quindi preso questo anno come buono per la datazione.
Il montaggio è perfetto per l’epoca, e rappresenta quello che oggi definiremmo top di gamma. Si parte da un cambio Campagnolo Corsa (due leve) primo tipo, una versione molto rara prodotta prima del 1941, così come lo sgancio rapido anteriore. La guarnitura è una Bianchi singola da 50 denti. Il movimento centrale è Bianchi RC mentre le pedivelle sono da 170 mm scavate per alleggerirle. La ruota libera è Regina Extra a 4 rapporti, i mozzi sono Siamt marchiati Bianchi 36-40 mentre i cerchi sono Clement all’anteriore e Acme al posteriore, entrambi in alluminio. La catena è Perry e la sella Brooks B17. La piega è in ferro e la pipa è Garavaglia marchiata Bianchi.
Particolare discussione hanno suscitato i pedali, che sono Sheffield in acciaio. All’epoca, i corridori non utilizzavano i più leggeri pedali in alluminio perché tendevano a rompersi, quindi la cosa più probabile, dato che Landi ha detto di aver ricevuto la bicicletta da Dani (meccanico di Furini) in questo stato, è che siano stati preferiti rispetto ai pedali Bianchi che di solito si vedono su queste bici, ma si tratta di una congettura difficile da dimostrare in un senso o nell’altro, che nulla toglie al valore della bici. I puntapiedi sono Cornez e i cinghietti Binda. Fabio Grifoni ha poi conservato, insieme alla bicicletta, diversi pezzi originali ma soprattutto i parafanghi in alluminio. Un dettaglio non certo trascurabile perché, anche se praticamente tutte le biciclette da corsa pre-Anni ’40 li prevedevano, dato che le strade non erano certo nelle condizioni odierne e ci si allenava con le stesse biciclette con cui si correva, sono davvero molto rari di quest’epoca e in questo stato di conservazione.
Al di là di questi aspetti tecnici sui quali si potrebbe discutere a lungo – che poi è anche il bello della passione per le biciclette d’epoca – la Folgore RC del ’40 ci ha accompagnato nel corso della sua analisi in un viaggio lunghissimo, di oltre 80 anni, ci ha riportato ai tempi della Seconda Guerra Mondiale e a capire quale fosse, in quella drammatica epoca, il senso delle cose, del loro valore, di come una cosa normalissima come andare in bicicletta e fare sport fosse difficile se non impossibile. Ma, nonostante questo, anche in quegli anni difficilissimi c’era chi ambiva al meglio e riusciva a costruire macchine meravigliose come questa, che abbiamo deciso di premiare al Concorso d’Eleganza. Il fatto che sia arrivata in questo stato fino a oggi, a raccontarci la sua storia, è un valore che va persino al di là del ciclismo vintage e sconfina della Storia del nostro Paese.
Collezione: Fabio Grifoni Foto: Riccardo Faldi
Scheda tecnica
Marca: Bianchi
Modello: Folgore Reparto Corse
Anno: 1940
Telaio: n°813593 in acciaio
Cambio: Campagnolo Corsa 1940
Guarnitura: Bianchi singola 50 denti
Movimento centrale: Bianchi RC 1940
Pedivelle: scavate internamente da 170 mm
Pedali: Sheffield in acciaio
Puntapiedi: Cornez
Cinghietti: Binda prima versione
Ruota libera: Regina Extra a denti lisci 1° tipo 4 velocità
Freni: Universal Extra mod. depositato
Catena: Perry
Mozzi: Siamt marchiati Bianchi
Piega: in ferro cromata da 42 cm
Pipa: Garavaglia marcata Bianchi
Sella: Brooks B17 modellata
FIORENZO FURINI
Sono poche le notizie su Fiorenzo Furini, primo proprietario della Bianchi Folgore RC del ’40 oggi appartenente a Fabio Grifoni. Grazie a Carlo Delfino, abbiamo recuperato qualche informazione certa. Furini nasce a Galluzzo di Firenze (FI) il 15 marzo del ’19 e inizia a correre in pista giovanissimo, arrivando addirittura terzo ai campionati italiani di velocità del ’36, cosa che pare gli abbia garantito la convocazione per le Olimpiadi di Berlino, alle quali comunque non risulta essere sceso in pista. Nel ’41 vince il campionato italiano velocità Gioventù Italiana del Littorio, il GP UVI ed è secondo al campionato italiano di velocità olimpica. Finita la guerra, corre nel ’47 con la Cozzi Sigler e nel ’49 con la Bartali – Gardiol, per poi sparire di scena.