La Tre Valli Varesine, una delle corse più conosciute nel panorama ciclistico italiano e internazionale, è una gara con una storia importante e un albo d’oro stratosferico.
La sua storia, del resto, è figlia di un territorio profondamente legato alla bicicletta, e da molti anni è la regina del Trittico Lombardo insieme alla Coppa Bernocchi e la Coppa Agostoni. A curare l’organizzazione della Tre Valli, è la Società Ciclistica Alfredo Binda, e il nome della manifestazione è legato fin dall’inizio alle tre principali valli del territorio: Valcuvia, Valganna e Valtravaglia. Con il passare degli anni, però il percorso è arrivato a toccare tutte o quasi le località della provincia di Varese.
Agli inizi la società organizzatrice fu il Club Sportivo Varesino e la manifestazione era riservata ai dilettanti di prima e seconda categoria. Luigi Zavattoni, il presidente della società, faticò non poco per reclutare mezzi e uomini al seguito della corsa. Venne assoldato anche un drappello del 91° fanteria che si trovava nei paraggi per un campo estivo, e questi schierarono poi tre dei loro atleti ai nastri di partenza.
La prima edizione nacque senza alcuna pretesa, quasi in sordina, con l’unica attenzione di pochi sportivi locali e con un certo disinteresse generale. Chi poteva immaginare cosa sarebbe divenuta la Tre Valli Varesine? Per dirla tutta, si rischiò seriamente che la corsa addirittura non nascesse, perché in un’Italia ancora devastata, reduce della Grande Guerra, era difficilissimo reperire le risorse economiche per organizzare un nuovo evento sportivo che non dava comunque garanzie né di successo né di continuità. Nelle casse della società organizzatrice c’erano 200 lire circa, mentre il primo premio, ancora scoperto, comportava una spesa di 140 lire. Si era bussato inutilmente a tutte le porte, ma di sponsor e di finanziatori neppure l’ombra. L’aiuto arrivò all’improvviso, attraverso la prima pagina di un quotidiano varesino che titolava: “Primo premio grande medaglia d’oro dono della Cronaca Prealpina”. Grande fu la felicità degli organizzatori e altrettanto grande il disappunto del direttore della testata, che leggenda vuole non essere stato informato di tutto ciò, ma ormai la promessa era stata fatta e domenica 22 giugno 1919, partì la prima edizione della Tre Valli Varesine.
Ventisei furono i corridori a percorrere quei 99 chilometri su e giù per quelle vallate, un’autentica battaglia fin dal primo chilometro. Si dovevano attraversare le valli Cuvia, Ceresio, Marchirolo e Valganna, quindi sarebbe stato giusto chiamarla Quattro Valli, ma siccome le ultime due si potevano considerare un’unica conca, fu adottata quella denominazione diventata poi quella storica che tutti conosciamo. A seguire la corsa, a fianco del giudice di gara, c’era il reporter de La Cronaca Prealpina, il signor Capitano De Vizi, che l’indomani scriverà un meticoloso resoconto:
«Da subito Bestetti e Balboni si mettono a tirare il gruppo con l’intento di staccare i più deboli. Barasso è investito da un motociclista e deve abbandonare. A Gemonio, Bestetti vince il primo premio volante. All’imbocco della Valcuvia la strada in terra battuta, fin lì ben tenuta, diventa pessima, tanto da obbligare i corridori a mettersi in fila indiana. Sul Sass Marèe scatta Scaioni e fa selezione. A Brinzio passano in testa in dieci. Sulla Motta Rossa si avvantaggiano Bianchi e Ozeni che passano a Varese con un minuto di vantaggio. A Induno, un passaggio a livello chiuso fa vanificare la fuga dei due. Sempre a Induno si crea una certa confusione con i partecipanti della marcia Ciclo Alpina. Gruppo compatto fino a Lavena, premio volante vinto da Scaioni ma un motociclista cade e provoca una caduta generale. Sulla salita del Marchirolo, scatta Bestetti, gli resistono solo Bianchi e Scaioni. Alle grotte di Valganna rientrano Ozeni e Rusconi. Nella volata finale fra molto pubblico si impone facilmente Pierino Bestetti su Scaioni. Ozeni e Rusconi vengono squalificati e tolti dalla classifica perché, nel tentativo di rientrare si erano fatti trainare da alcuni motociclisti».
Pierino Bestetti era un buon dilettante e quella di Varese fu la sua prima importante vittoria, rimasta legata a un aneddoto: dopo il traguardo pare abbia chiesto al cronista di scrivere il suo nome un po’ in grande, così da convincere la madre a non vendergli la bicicletta per pagare i debiti. L’anno dopo Bestetti si aggiudicò il campionato italiano dilettanti e fu quinto a squadre alle Olimpiadi di Anversa. Da professionista vinse un paio di tappe al Giro d’Italia, fu fedele gregario di Binda e Girardengo, e tra le altre cose fu pure il primo italiano a salire sul podio della Parigi-Roubaix, nell’edizione del 1925.
Nella seconda edizione della Tre Valli i partecipanti salirono a 80 e la fama della corsa incominciò a crescere. Si impose per distacco Raimondo Rosa che, pazzo di gioia, tagliò il traguardo su una ruota sola come si vede fare ai giorni nostri ai giovanotti più spavaldi. Nel 1921 la Tre Valli era ormai una corsa affermata, tanto che alla partenza del 5 giugno si schierava l’idolo del momento Domenico Piemontesi. Fu una gara combattutissima. Piemontesi andò in fuga come da previsione sulla Motta Rossa con a ruota Arnaldo Bianchi, ma a Bisuschio cadde rovinosamente costringendosi al ritiro. Nel frattempo il padovano Adriano Zanaga raggiunse Bianchi formando la coppia di testa che fece presagire un duello per la vittoria finale. Anche Bianchi però cadde e venne investito da un’autovettura, permettendo a Zanaga di giungere al traguardo di Varese in modo trionfale con sette minuti di vantaggio sul secondo. Dopo una accesa discussione tra giudici, il padovano venne però declassato perché a provocare l’incidente di Bianchi si disse siano stati proprio i suoi tifosi. La vittoria andò così a colui che era transitato secondo, il vercellese Luigi Gilardi.
La quarta edizione, quella del 1922, vide finalmente vincitore, dopo la caduta rovinosa dell’anno precedente, il blasonato Domenico Piemontesi che difendeva i colori della Gloria, e che con la stessa maglia riuscì a imporsi anche 10 anni più tardi, quando la corsa era ormai diventata dedicata ai professionisti. Dì lì in avanti il mito della Tre Valli sarebbe solo cresciuto con tanti episodi degni di nota che sono appunto quelli che raccontiamo in queste pagine.
LA CORSA DI COPPI
Il 1924 vide la vittoria di Libero Ferrario, campione del mondo dilettanti in carica. Fu una vittoria contestata, tanto che, in un primo momento, venne squalificato per spinte ricevute e poi reintegrato in virtù del suo rango iridato. Nel 1930 a tagliare il traguardo per primo fu Albino Binda, fratello minore del famoso Alfredo, che non riuscì mai a imporsi in una Tre Valli ma che in quell’anno era fresco di vittoria Mondiale, e chissà se in qualche modo il fratello Albino ne trasse motivazione miracolosa. Nel 1931, come accennato, gli organizzatori decisero di far partecipare solo i professionisti e ci fu così il salto di qualità. Tutti i grandi del ciclismo italiano dell’epoca erano alla partenza della Tre Valli, valevole quale prima prova del Campionato Italiano. Vinse Luigi Giacobbe davanti a Francesco Camusso su Michele Mara, Morelli e Guerra. Con i suoi 303 km quella del ’31 rimane a ora l’edizione più lunga mai disputata.
Facciamo un piccolo salto in avanti e arriviamo all’edizione del 1938, che si corse domenica 3 aprile su un percorso di 230 chilometri. La corsa vide vincitore il grande Gino Bartali, che entrò da solo sulla pista di Masnago, relegando ai posti d’onore, Severino Canavesi e Secondo Magni (stesso cognome ma nessun legame con il più famoso Fiorenzo). La particolarità e la grandezza di questa vittoria sono date dal fatto che Ginettaccio pedalò gli ultimi chilometri con la sola gamba sinistra, in quanto il pedale destro si era spezzato cadendo a causa di una buca truffaldina che non riuscì a evitare.
Ogni anno che passava il successo della corsa cresceva. Ci fu un corridore in particolare che alla Tre Valli teneva davvero tanto e che a ogni sua partecipazione cercò di onorarla dando tutto quello che aveva in corpo: il suo nome era Fausto Coppi. Nel 1939, anno in cui Varese avrebbe dovuto ospitare il Mondiale poi cancellato dalla guerra, Coppi partecipò alla Tre Valli per corridori indipendenti, una sorta di sorella minore rispetto a quella classica, e naturalmente trionfò andando in fuga sulla Grantola e arrivando all’Ippodromo con quasi 7′ di margine. Come premio, Fausto ricevette un tubolare, promessogli il giorno precedente la gara da Lorenzo Bronzi, titolare di un negozio di bici Ganna, colpito da quel ragazzo magro che curiosava con gli occhi sgranati tra telai, ruote e manubri. Fausto Coppi vinse tre edizioni della corsa Varesina, nel ’41 nel ’48 e nel ’55. Nel ’41 Coppi, ormai già famoso, riuscì ad avere la meglio sul favorito Olimpio Bizzi già vincitore di due edizioni: staccò tutti sulla rampa di Viggiù e arrivò solitario a Masnago con 3 minuti di vantaggio. Nel 1955 s’impose nell’unica edizione disputata a cronometro con una cavalcata trionfale fino all’ippodromo di Varese, quando la folla in delirio spezzò i cordoni di protezione per poter vedere da vicino l’Airone, che in quell’occasione indossò pure la maglia Tricolore.
Fu però nel 1948 – a metà tra queste due vittorie – che ebbe luogo quello che si dice sia stato il momento più infuocato della rivalità tra Coppi e Bartali. In quell’8 agosto, la folla era in delirio e qualche scaramuccia tra le varie tifoserie aveva scaldato gli animi fin dal mattino. Coppi cadde al primo giro e perse sul gruppo quattro minuti e mezzo. Al terzo giro rientrò ma nel frattempo, approfittando del fatto che il Campionissimo fosse stanco per il recupero, andarono in fuga Biagioni, Pasquini, Simonini, Fondelli, Alfredo Martini, Vito Ortelli e Toni Bevilacqua. Fausto rifiatò un po’ e, con Bartali, tentò di riprendere la fuga, riuscendoci a 23 chilometri dall’arrivo. Da quel momento in poi, però, cominciarono a bisticciare e in volata Fausto ebbe la meglio su Ginettaccio per pochi centimetri.
Volarono parole grosse nel dopocorsa, e qualche maligno insinuò che quella sia stata l’unica volta dove i vari massaggiatori dovettero dividerli. Qualche giorno dopo, al Mondiale di Valkenburg, la battaglia continuò: sebbene indossassero la stessa maglia fecero fare alla Nazionale italiana una figura a dir poco meschina, al punto che la Federazione Italiana dopo qualche giorno decise di squalificarli per un mese. La Tre Valli del ’48, insomma, fu un’edizione che verrà ricordata come il punto più alto della rivalità tra i due campioni, una rivalità che divise l’Italia sportiva – e non solo – di quell’immediato Dopoguerra.
Da segnalare una piccola curiosità: in quell’edizione del ’48 il grande Alfredo Martini, credendo di aver già vinto la volata, stava già togliendo le mani dal manubrio per alzare le braccia in trionfo, ma non aveva fatto i conti con la folla, che improvvisamente si strinse troppo sulla strada. E non aveva fatto i conti nemmeno con quei due fenomeni che stavano sopraggiungendo da dietro a velocità folle. Lo dirà poi qualche anno dopo in un’intervista a Sergio Zavoli: «Quei due signori arrivavano da un altro pianeta».
Quella del 1950 fu un’edizione valida come prova unica del Campionato Italiano. A vincerla fu il mai domo Toni Bevilacqua su Alfredo Martini e Mario Ricci. Nel gruppetto più distanziato dal vincitore di giornata, giunto a 8’34”, c’erano Fausto Coppi e Gino Bartali, che anche stavolta non se le mandarono a dire. Seppure la volata del gruppo fosse valida solo per il 18° posto, infatti, fra i due rivali vi fu molta bagarre: Coppi batté Bartali, ma la giuria ritenne la volata irregolare e pertanto il Campionissimo venne retrocesso in 27º posizione (terzultimo).
I TRIONFI DI MOTTA
Sempre più internazionale, la Tre Valli del ’52 vide la partecipazione del neo-campione del mondo, a Varese, Ferdi Kübler (ne abbiamo parlato nello scorso BE), e poi Louison Bobet, Rik Van Steenbergen, Stan Ockers e molti altri. Arrivo a Luino e vittoria di Giuseppe Minardi su Alfredo Martini e Arrigo Padovan. Nell’edizione del 1953, altro nome importante nell’albo d’oro della corsa, a vincere fu Nino “Cit” Defilippis in maglia Legnano, su Marcello Pellegrini della Torpado e Bruno Monti della squadra Arbos. Nel 1954 al traguardo di Varese fu supremazia Legnano: ai primi tre posti si classificarono Giorgio Albani, Rino Benedetti e Giuseppe Minardi, il trionfo dei Ramarri. A imporsi nel 1956 fu invece il Leone del Mugello Gastone Nencini, fresco vincitore del Tour de France.
A interrompere l’egemonia italiana alla Tre Valli ci pensò il belga Germain Derycke nel 1957, che fu primo vincitore straniero dopo anni di dominio tricolore. Il fiammingo confezionò una volata prepotente bruciando sull’anello del Franco Ossola l’astro nascente Ercole Baldini e Penna Bianca Angelo Conterno, nonché il principe di Francia Louison Bobet. Il corridore belga è stato un fior di campione, avendo vinto ben quattro corse monumento: Parigi-Roubaix 1953, Milano-Sanremo 1955, Liegi-Bastogne-Liegi 1957 e Giro delle Fiandre 1958, oltre alla vittoria alla Freccia Vallone e al secondo posto al Mondiale di Lugano del 1953, dietro al Campionissimo Fausto Coppi.
Nel 1960 per la seconda volta si assegnò la maglia Tricolore in prova unica alla Tre Valli e a indossarla fu Nino Defilippis, alla sua seconda vittoria nella corsa varesina dopo una volata nervosa e piuttosto maschia su Benedetti e Conterno. Nel 1962 fu la volta di un altro fiammingo, Willy Vannitsen, che regolò allo sprint Azzini e Ronchini. L’edizione del 1964 tenne in sella i corridori per 8 ore, 27’ e 22”. Una fuga a ranghi ridotti portò alla vittoria il milanese Marino Vigna, su Bailetti e Vicentini.
Gli Anni ’60 della Tre Valli rimangono però nella memoria come l’epopea di Gianni Motta, che riuscì a imporsi in ben quattro edizioni, record che condivide tuttora con Beppe Saronni. La prima vittoria del campione di Inzago fu nel 1965 sotto una pioggia incessante, alla vigilia di ferragosto, quando il CT della Nazionale Magni aspettava la classifica per diramare i nomi dei convocati per l’imminente Mondiale di San Sebastian. La partenza, nel giorno di Sant’Alfredo, la diede il grande Binda. La corsa fu caratterizzata dagli innumerevoli scatti di Michele Dancelli, regolato poi in volata dall’astuto Gianni Motta, che vinse anche nel ’66 e nel ’67, e che nel 1970 calò il poker battendo Eddy Merckx in una volata che ancora oggi fa discutere per via di un presunto accordo mai provato. Le malelingue sostengono che Motta avesse chiesto al belga di non staccarlo sull’ultima salita, perché si correva nella sua terra e aveva molti tifosi in quelle strade, in cambio lui non avrebbe fatto la volata. Ma le cose non andarono così e l’italiano vinse la corsa. Si disse anche che dopo l’arrivo Merckx, infuriato, lo rincorse per venire alle mani, al punto che fu annullata per questo motivo anche la premiazione. Chiacchiere sul ciclismo, comunque, perché questa rimane solo una leggenda puntualmente smentita dallo stesso Motta. A proposito di Eddy Merckx, invece, lui la Tre Valli la vinse nel 1968 in maglia iridata e fu il terzo straniero e guarda caso il terzo fiammingo a imporsi a Varese. Nel 1969, si scatenarono i migliori velocisti italiani, e Marino Basso s’impose sull’eterno rivale Dino Zandegù.
MOSER E SARONNI
Quella del 1972 fu l’edizione vinta dal milanese Giacinto Santambrogio, gregario di Gimondi, che riuscì a beffare fior fior di velocisti del calibro di Marino Basso, Dancelli e Bitossi. Nel ’73, la Tre Valli ridivenne per la quarta volta prova unica di Campionato Italiano. A imporsi fu il pesarese Enrico Paolini della SCIC. E poi venne il tempo di Moser e Saronni, che monopolizzarono la corsa per 5 anni. Il trentino s’impose nel 1976 e nel 1978, in maglia iridata. Saronni, invece, la vinse quattro volte come Motta: 1977/79/80 e poi nel 1988, quando era già in fase discendente ma in volata rimaneva pur sempre il signor Saronni. In quegli anni la rivalità tra i due era ad alti livelli: il pubblico si divertiva a paragonarli a Coppi e Bartali, i giornalisti ci andavano a nozze e i tifosi si esaltavano (l’abbiamo raccontato su BE56).
A interrompere l’egemonia di Moser e Saronni ci pensò, nell’81, il tedesco Gregor Braun, giunto in solitaria al traguardo di Besozzo. Nel 1982 i favoriti d’obbligo erano sempre i soliti due, ma c’era molto interesse anche per Silvano Contini, il ragazzo di casa che tanto bene aveva fatto l’anno prima e conosceva quelle strade a memoria. Invece all’ultimo giro fu Baronchelli a tirare fuori la fuga buona con altri otto atleti, facendosi beffare allo sprint finale da Pierino Gavazzi, che vinse la corsa e la sua seconda maglia Tricolore. Il plotone arrivò con ben 8 minuti di ritardo. Moser e Saronni, tanto attesi, praticamente non si videro. Gavazzi rivincerà anche nel 1984 regolando nuovamente il solito Baronchelli.
La Tre Valli del 1983, invece, si corse il 29 agosto su un anello di 71 chilometri che i 160 corridori avrebbero dovuto ripetere tre volte. I favoriti erano Saronni e i belgi Vanderaerden e Maertens, ma il corridore più atteso dai tifosi era sempre Silvano Contini, che al quarto tentativo ci teneva a vincere la corsa di casa sua. Giornata piovosa, e per i primi 100 km non successe nulla. Poi uscirono in fuga 17 atleti e quando sembrava che la corsa si dovesse decidere in volata accadde l’incredibile: Alessandro Paganessi, uomo di Contini, a due chilometri dall’arrivo allungò quel tanto che bastò per mettere la sua ruota davanti a tutti con due secondi di vantaggio, guarda caso proprio su uno sconsolato Contini! Una beffa che ancora oggi è fervido argomento di discussione. Anche nell’86 Contini partì da favorito e venne nuovamente beffato, stavolta però dal ciclone Guido Bontempi, che regolò allo sprint il pericolosissimo Pierino Gavazzi e il veneto Roberto Pagnin. L’ultima edizione di cui vi rendiamo conto è quella del 1987, vinta allo sprint dal compianto Franco Ballerini, che nella sua prima vittoria da professionista relegò al secondo posto lo svedese Kjell Nilsson e il trentino Marco Bergamo. Il resto è storia moderna.
Quella di quest’anno sarà la centounesima edizione, ma nonostante l’età la Tre Valli rimane sempre una corsa fresca e in grado di reggere le classiche più blasonate e conosciute al mondo. Un percorso che richiede tanto sforzo e una buona dose d’intelligenza tattica. Una corsa che può altresì vantare un palmarés da brividi, nomi che hanno fatto la storia del ciclismo, da Gino Bartali a Fausto Coppi, da Fiorenzo Magni a Gastone Nencini, da Gianni Motta a Eddy Merckx, da Moser a Saronni, fino a – in tempi più contemporanei – Fondriest, Bugno, Rebellin, Di Luca, Garzelli, Nibali, Colbrelli e Roglič. Una corsa che non ha nulla da invidiare alle Classiche Monumento. Una gara partita in sordina, ma divenuta oggi una delle più ambite tra le corse di un giorno. Evviva quindi la Tre Valli Varesine, patrimonio del ciclismo italiano e mondiale!
A cura di: Alessio Stefano Berti Archivio fotografico: Società Ciclistica Alfredo Binda