Sul numero 48 di Biciclette d’Epoca abbiamo presentato una panoramica dei masseurs dall’inizio del ‘900 alla Seconda Guerra Mondiale.
Ora ci concentriamo su uno di essi, che ha ampliato e sviluppato il ruolo del massaggiatore nei decenni successivi. Il suo nome è Giannetto Cimurri.
Originario di Reggio Emilia, Cimurri nasce nel 1905. Appassionato di ciclismo, comincia la sua carriera sognando prima di essere un ciclista, magari un futuro Girardengo. Nel 1921, però, a seguito dell’incidente a un ginocchio, è costretto a smettere di correre. Durante i lunghi mesi di degenza in ospedale, necessari al recupero dell’articolazione, viene curato da suor Amelia. La religiosa non solo lo rimette in sesto ma lo istruisce anche, aprendogli di fatto una nuova porta verso il ciclismo, seppur non più pedalato. Il giovane impara la tecnica e il recupero tramite bagni freddi e massaggi particolari, scopre come comporre pozioni e unguenti, creme fatte con decotti di erbe e chiare d’uovo. La secolare esperienza delle farmacie conventuali è alla base di questo moderno supporto per i corridori.
In quel momento di masseurs ce ne sono pochi in circolazione, e tutti ben accasati nelle grandi squadre. Ecco quindi che Cimurri comincia a farsi conoscere tra gli isolati, i cavalieri di ventura che non hanno un esercito alle spalle, ma che fanno gli stessi sforzi e hanno le stesse necessità dei soldati di reggimento. Impara a capire i bisogni del ciclista, che spesso non sono solo materiali ma anche di spirito.
MASSAGGIARE LO SPIRITO
Il massaggio per il recupero fisico è il primo passo, ma Giannetto sembra avere un dono in più, oltre a quello di sorridere sempre: sa ascoltare. Masseur e soigneur, massaggia e accudisce i corridori isolati. Entra in contatto con i colleghi più noti, come Cavanna e Ferrarese. Quest’ultimo lo porta con sé alla Bianchi per le sei giorni invernali. Cimurri entra nel giro e si fa conoscere. Nel 1935 partecipa al primo Giro d’Italia (ne seguiranno altri 39). Comincia l’era di Bartali e nel 1937 Giannetto si trova a massaggiare uno dei suoi grandi avversari, il focoso Vicini.
L’anno successivo, nel 1938, finalmente si accasa con la Lygie di Padova: deve curare per il Giro d’Italia una squadra messa insieme fra emiliani e romagnoli (Vicini, Cimatti e Scorticati). Diventa l’uomo con le mani d’acciaio e un sorriso per tutti. Da quel momento sono innumerevoli le corse al seguito delle case ciclistiche. Oltre alla Lygie lavora per Viscontea, Atala e Maino prima e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Comincia ad avere un nome nell’ambiente e viene chiamato da Binda in Federazione, in occasione dei Campionati del Mondo del 1939, quelli fantasma (perché mai disputati) di Varese. È al servizio sia degli stradisti che dei dilettanti. Sarà una presenza costante ai Mondiali: su pista ha partecipato a 15 Campionati Mondiali professionistici e 23 Mondiali dilettanti (tra il ‘46 e il ‘71); 15 i Mondiali di ciclocross seguiti (tra il ‘51 e il ‘72) . Cimurri ha una sorta di adorazione per la maglia azzurra, “la mia seconda pelle” la definirà poi negli ultimi anni di carriera.
La figura di Giannetto si amplia, si ingrandisce, diventa un appoggio fondamentale per i corridori che si affidano a lui. Ormai non è più solo un masseur, ma diventa un amico, un padre, un fratello maggiore, colui che alleggerisce l’animo con saggezza popolare. Il tutto con il sorriso. Nel 1945 apre a Reggio Emilia un negozio di articoli sportivi con annessa sala massaggi, che diventa meta degli sportivi di zona. Da semplice massaggiatore, passo dopo passo, si trasforma in imprenditore. L’attività come masseur gli fa girare il mondo. La scritta “Cimurri Sport” sulla maglietta a maniche corte lo rende famoso ovunque. Accanto al negozio apre una palestra (la prima in Italia) dedicata al ciclismo. Specie d’inverno, l’attività in palestra è fondamentale: tre allenamenti la settimana e, la domenica, Cimurri fa lezione. Nel 1950 diventerà istruttore federale, ruolo in cui dà un grande contributo alla crescita del ciclismo.
Nell’immediato dopoguerra, sempre legato alla Federazione, partecipa alla trasferta francese del 1946, quando il Tour ancora non è ripartito. La Ronde de France (corsa preparatoria al Tour dell’anno seguente), vede una squadra italiana guidata per l’occasione da Learco Guerra di cui Giannetto è il massaggiatore. Oltre a questo seguirà altri 10 Tour con la Nazionale italiana. Nella Ronde de France è presente un giovane Alfredo Martini che ricorda: «Giannetto per noi era già un mito in quegli anni: lui aveva iniziato a lavorare nel ciclismo all’inizio del secolo, era stato insieme al “commendatur” Costante Girardengo, uno di quelli che avevano inventato il ciclismo. Che non era un gioco allora come oggi, ma scuola di vita, mestiere e non semplice sport».
Negli anni successivi il commissario tecnico Alfredo Binda lo vuole nel suo gruppo di lavoro, dove Cimurri condivide la propria responsabilità con altri grandi massaggiatori dell’epoca: Arturo Aspes, per anni massaggiatore personale di Coppi, poi Colombo che al Tour massaggiava Bartali, Isaia Steffano che si occupava delle gambe di Coppi in terra di Francia, mentre in maglia azzurra Giannetto si prendeva cura di quelle di Magni. Ma come raccontano i suoi ragazzi: «Lui era consigliere spirituale di tutti».
CON I GRANDI CAMPIONI
Particolare il rapporto tra Giannetto Cimurri e Magni. «Giannetto è stato il primo “massaggiatore imprenditore”, nel senso che era stato capace di creare una rete di atleti e società sportive interessati ai suoi massaggi, tanto che quasi non riusciva a stare dietro a tutti», racconta Fiorenzo. Inoltre, è stato il primo a indossare una divisa da lavoro per sudare meno, la già citata maglietta smanicata con la scritta Cimurri Sport. Nel 1947 la Viscontea, la squadra di Magni, ingaggia per 20 giorni Cimurri affinché completi la preparazione di Fiorenzo in previsione del Giro. «Giannetto m’insegnò prima a mangiare bene, poi ad allenarmi meglio. Insomma, in quei venti giorni passai da 78 a 72 kg, pur riuscendo a rimanere in forze». Racconta Magni a Bulbarelli nel volume “Magni, il terzo uomo”: «Tano Belloni era il mio direttore sportivo e mi infuse tanta positività. La rinunzia alla Roubaix fu dovuta alle mie non buone condizioni fisiche. Belloni mi disse che, prima di partecipare alle corse importanti, sarebbe stata necessaria una drastica perdita di peso. […] Mio dietologo personale, nell’occasione, fu Giannetto Cimurri che, oltre ad avere le mani d’oro nei massaggi, aveva specifiche nozioni legate all’alimentazione. Andammo in una bella casa di Acquaseria, in provincia di Como, e dopo tre settimane il mio peso era sceso a 76 chili. Rispetto all’inverno ero calato di ben dieci chili». Fiorenzo concluderà quel suo primo Giro d’Italia al 9° posto.
Cimurri si alzava anche alle tre e mezzo per preparare i panini, poi alle sei andava a svegliare i corridori, sempre con il sorriso. «Faceva i massaggi nella penombra, mai con la radio accesa: nel silenzio e nella quiete della stanza ti rigeneravi e, se sentivi l’esigenza, scambiavi due parole», chiosa Magni. Ecco un altro aspetto del lavoro di Cimurri, la preparazione della stanza dei massaggi: luce soffusa, silenzio e, solo se richiesta, un po’ di conversazione. O forse, visto il personaggio, una vera e propria confessione, in cui il massaggiatore sapeva come prendere il corridore e indurlo alla riflessione. Giannetto massaggia anche Coppi, dal 1952, e il masseur è ricordato anche per il suo coinvolgimento nella preparazione del Mondiale del 1953, quello di Lugano vinto dall’Airone. Ricorda: «Io mi dedicavo a circondarlo di parole d’incoraggiamento, buoni propositi: dentro la sua borraccia doveva esserci anche un pizzico di ottimismo, un miscuglio di carezze e pacche sulle spalle». Per un’anima controversa come quella di Coppi l’appoggio fuori e dentro le corse di Cimurri è di gran valore. Fausto andava spesso a trovarlo a Reggio, anche solo per salutare lui e la sua famiglia.
La dimensione del solo masseur per lui è ormai stretta. Resta l’uomo dal sorriso facile e confortante, ma anche dall’occhio attento e in grado di riconoscere i talenti emergenti: «Posso dire che Koblet fu in parte una mia scoperta. Per lo meno individuai la sua classe e le sue potenziali qualità durante il Giro della Svizzera Romanda, nel ‘50. Ero con l’Atala e oltre all’incarico consueto di massaggiatore avevo anche quello di guardarmi intorno alla ricerca di possibili talenti da ingaggiare». Cimurri, dieci anni dopo, prova a ingaggiare un giovanissimo Adorni, ma ancora una volta, come già con Koblet, sarà Learco Guerra versione DS a spuntarla.
Collabora col CONI dal 1948, con le Olimpiadi di Londra. Poi Helsinki 1952, Cortina d’Ampezzo per gli invernali (1956), dove massaggia i muscoli dei velocisti sul ghiaccio. Le loro gambe assomigliano a quelle dei pistard che Giannetto conosce bene. Nello stesso anno assiste gli atleti italiani alle Olimpiadi di Melbourne. A questa edizione dei Giochi è particolarmente legato. È quella in cui Ercole Baldini vince il titolo su strada. Il legame tra i due è forte. Giannetto, oltre a prendersi cura dei suoi muscoli, ne è allenatore e mentore. Poi Roma ‘60, Tokyo ‘64, Messico ‘68 e Monaco ‘72. Partecipa in tutto ad 8 edizioni dei Giochi Olimpici.
Nel 1965 gli viene cucito addosso il soprannome di “mano santa”. Sulla pista spagnola di San Sebastian, Cimurri riesce nell’impresa di rimettere in sella un Giordano Turrini volato pesantemente a terra la sera precedente. Si pensa all’inevitabile ritiro, ma l’esperienza e le abili mani di Giannetto riescono, dopo una notte di lavoro, a far presentare il corridore nella finale della velocità dilettanti.Turrini riesce addirittura a classificarsi secondo fasciato come una mummia, ma rigenerato nell’anima e nel fisico dal massaggiatore. Giannetto viene nominato Cavaliere della Repubblica per meriti sportivi, su proposta del CONI, e riceve dal Presidente Saragat la Stella d’oro.
Nel 1978 prende parte come massaggiatore al suo ultimo Giro d’Italia, sono passati più di 40 anni da quella prima volta nel 1935. Si ritira nel 1980. Nel tempo ha collezionato biciclette e oggetti di sport che vengono periodicamente esposti. Uomo dalle mille idee, inventa e supporta premi sportivi, come quello Disciplina e successivamente quello dell’Asso Mondiale. Resta attivissimo nel mondo del ciclismo, tanto che nel 1982 partecipa alla rifondazione dell’Atala, per volere della famiglia Rizzato proprietaria del marchio, con Franco Cribriori come Direttore Sportivo. In quella squadra crescerà Gianni Bugno. Si spegne la notte di Natale del 2002 lasciando una grande eredità umana e sportiva.