La prima edizione del “Giro Ciclistico dell’Italia”, oggi noto semplicemente come Giro d’Italia, risale al 1909.
Da quello storico anno in poi, la corsa rosa vive e rinforza il proprio mito. Quanti episodi ci ha presentato il Giro nel corso della sua storia ultracentenaria, a volte decisamente fuori dal comune! E quante volte ci siamo detti fra amici: «Ti ricordi quella volta che al Giro…?». In questo articolo, tornando indietro con la memoria fino alla primissima edizione, vogliamo dare a tutti i nostri lettori l’opportunità di arricchire il proprio bagaglio di aneddoti, stupendo amici e appassionati nelle chiacchiere al bar, alle ciclostoriche o mentre si commenta una tappa sui social!
1909
- Il dorsale numero 1 è di regola il numero del campione uscente. Nel primo Giro tocca però al primo iscritto: il bresciano Felice Peli, figlio di Isidoro e di Rosa Ostelli, nato a Sarezzo di Brescia l’11 novembre 1889 e domiciliato nella frazione di Zanano, in via S. Martino 10. Si ritirò nel corso della sesta tappa.
- La prima edizione del Giro, si disputò in sole 8 tappe, ma su una lunghezza complessiva di 2.447 km.
- La prima frazione, lunga 397 km, partì alle 2.53 del mattino da Piazzale Loreto a Milano.
- Il primo vincitore di tappa nella storia del Giro è il romano Dario Beni, che il 13 maggio 1909 si impone a Bologna in 14h06’15”, alla media di 28.148 km/h, su Mario Pesce e Carlo Galetti.
- La prima caduta del Giro avviene dopo 1500 metri, ancora dentro Milano, in località Molinello, coinvolti Gerbi e Ganna.
- La bici di quello che sarà il vincitore pesa 15 chilogrammi, ha il fanale, il pignone fisso e un unico rapporto.
- Il montepremi complessivo ammontava a 25.000 lire (circa 600.000 euro odierni). Il vincitore fu il varesino Luigi Ganna, che fra le vittorie di tappa e la classifica finale, guadagnò 5.325 lire (circa 133.000 euro odierni). Carlo Galetti, secondo classificato, accumulò 2.430 lire. Giovanni Rossignoli, terzo, vinse 2.008 lire. Giuseppe Perna, 49° e ultimo, accumulò 300 lire.
- La prima edizione vide anche i primi squalificati: Guglielmo Lodesani, Vincenzo Granata e Andrea Provinciali, che pensarono di recuperare il ritardo accumulato salendo su un treno. Tuttavia, furono riconosciuti da alcuni giudici presenti sul mezzo di locomozione e vennero prontamente squalificati.
- Furono solo 4 gli stranieri che partirono in quella prima edizione: 4 francesi (Petit-Breton, Trousselier, Andrè Pottier e Decaup). Nessuno di loro lo finì.
- Se quel Giro fosse stato a tempo anziché a punti, la vittoria sarebbe andata a Giovanni Rossignoli.
1910
- Dopo il grande interesse suscitato dalla prima edizione, le aziende costruttrici di biciclette chiesero di aumentare il chilometraggio totale del Giro d’Italia. Le tappe totali furono così aumentate a 10 (2.987 km). Il Giro introduce le maglie per le squadre.
- In questa edizione si registrò il primo successo di tappa straniero, con la vittoria del francese Jean-Baptiste Dortignac della Legnano nella seconda tappa Udine – Bologna.
- L’Atala piazzò Galetti, Pavesi e Ganna sul podio, ma pagò soltanto a Ganna il premio vittoria di 6.000 lire: Galetti e Pavesi ricorsero in tribunale, vinsero la causa e passarono poi alla Bianchi.
1911
- Con l’arrivo delle grandi montagne, per la prima volta il Giro superò i 2.000 metri di quota. Nella quinta tappa Mondovì – Torino si affrontò il Sestriere.
- Nell’undicesima tappa con arrivo a Napoli si registrarono proteste e polemiche tra l’opinione pubblica e i giornali locali a causa di un arrivo anticipato a Pompei. Il folto pubblico e lo stato delle strade avrebbero potuto compromettere l’andamento della corsa. Galetti vinse così il Giro e Giovanni Rossignoli si confermò nuovamente il migliore nella classifica a tempo.
1912
- Solo 54 al via nel 1912, nell’unico Giro a squadre della storia. 14 squadre di 4 corridori, 3 fanno classifica, niente stranieri. Galetti e Pavesi tornarono all’Atala con Rossignoli, il quarto fu Nane Micheletto.
- Fu il Giro più corto di sempre con i suoi 2.439,6 km totali.
- La quarta tappa da Pescara a Roma fu resa impossibile da un nubifragio. A un bivio i corridori finirono fuori strada e la tappa fu annullata. La direzione di corsa decise di sostituirla con un Giro di Lombardia da disputare dopo l’arrivo a Milano. La decisione provocò un lungo dibattito con l’UVI (Unione Velocipedistica Italiana) che approvò comunque la modifica riconoscendo l’ufficialità della tappa.
- Vincerà il Giro l’Atala Dunlop di Galetti, Micheletto e Pavesi con 31 punti.
1913
- L’assolo vincente più lungo di sempre è di Clemente Canepari. 18 maggio 1913, Campobasso – Ascoli Piceno, 313 km: all’arrivo dopo 238 km.
- Nella quinta tappa da Salerno a Bari il gruppo mancò la segnalazione di percorso e i corridori imboccarono la via della Calabria. Con molte difficoltà furono inseguiti e riportati sul percorso di gara, ma si accumulò un tale ritardo che videro l’arrivo a Bari in tarda serata.
- Carlo Oriani, subito dopo la vittoria finale, si arruolò nei bersaglieri e fu richiamato alle armi per la Grande Guerra. Perse la vita in un ospedale militare a Caserta.
1914
- Giuseppe Azzini vinse la tappa Avellino – Bari, di 328 km, con il distacco più ampio di sempre: 1 ora e 3 minuti su Calzolari.
- Lo stesso Calzolari arrivò primo in classifica generale staccando il secondo, Albini, di 1 ora e 55 minuti e stabilendo il record assoluto di tutti i tempi.
- 44 furono i superstiti della prima tappa del 1914, la Milano – Cuneo, di 420 km.
- A causa dei chiodi, della pioggia torrenziale, del fango e della neve, alla fine del Giro arriveranno solo in 8 (record negativo). È considerato il più duro della storia.
- La fuga più lunga di tutti i tempi al Giro si vide il 28 maggio 1914, Lucca – Roma, 430,3 km. Dopo 14,6 km, Lauro Bordin sgusciò sotto le sbarre di un passaggio a livello e fuggì. Restò solo per quasi 14 ore e 350 km, senza però riuscire a vincere.
- La Lucca – Roma, di 430,3 km, fu anche la tappa più lunga di sempre. Vinse Girardengo in 17 ore e 29 minuti.
- Quello del 1914 è stato il Giro più lento della storia con una media di 23,37 km/h.
1919
- Fu il primo Giro dopo la Grande Guerra. Fra i partecipanti ci furono corridori reduci dal fronte, le case produttrici misero a disposizione gratuitamente le biciclette, le strade erano dissestate dai bombardamenti.
- Nella seconda tappa da Trento a Trieste, a causa di un ponte distrutto, i ciclisti dovettero attraversare il letto del fiume Tagliamento con la bici in spalla.
1920
- Giro condizionato dal maltempo, su 49 partenti ne arrivarono a Milano soltanto 10.
- Durante la prima tappa da Milano a Torino, di 348,8 km, il Giro sconfinò in Svizzera attraverso il valico di Monte Ceneri: fu la prima volta che il Giro oltrepassò il confine nazionale.
- Durante la discesa, Girardengo cadde e si ritirò il giorno dopo.
- Gerbi venne squalificato per essersi fatto trainare da un sidecar e un gruppo di 100 ultras ne chiese la riammissione. Emilio Colombo dall’ammiraglia cercò di calmare la folla, ma per evitare il peggio fece ripartire Gerbi sub-judice.
- Nell’ultima tappa, mentre il gruppo di testa si accingeva a disputare la volata, il pubblico invase il Trotter di Turro, dove era prevista la conclusione, così la giuria sospese la corsa e assegnò la vittoria a pari merito ai nove corridori che componevano il gruppetto.
1921
- Girardengo ancora vittima della sfortuna: vinse le prime 4 tappe, ma durante la Chieti – Napoli si scontrò con un altro ciclista e distrusse la bicicletta. Gli avversari, guidati da Belloni, lo attaccarono. Il Gira a quel punto, dopo essere risalito stoicamente in sella, si fermò sul Macerone, scese dalla bici stremato, tracciò una croce per terra e si sedette su un muretto, abbandonando il Giro.
- In quell’edizione, la Gazzetta cedette in esclusiva alla Sport Film i diritti per filmare la corsa: le pellicole vennero poi proiettate nelle più prestigiose sale cinematografiche di Roma, Milano, Genova, Bologna e Torino.
- Fu ammesso il gioco delle scommesse su vincente e piazzato, che fu sperimentato in cinque città.
1922
- La Gazzetta depositò presso la Regia Prefettura di Milano il marchio “Giro d’Italia”.
1923
- Dopo tre annate all’insegna della sfortuna, Girardengo tornò al successo vincendo 8 tappe su 10. Decisiva fu la frazione da Napoli a Chieti sul Macerone, dove due anni prima il Gira fece la croce a terra.
1924
- Le squadre disertarono la corsa a causa di un contenzioso sugli ingaggi, lasciando spazio ai soli isolati, tanto che gli organizzatori furono costretti a un grosso lavoro logistico, compreso il trasporto degli alimenti. Da Milano partirono 600 polli, 750 kg di carne, 720 uova, 300 kg di biscotti, 120 kg di cioccolata, quintali di frutta, ecc.
- I ciclisti alloggiarono dove capitava: oratori, caserme, case private.
- Vinse Giuseppe Enrici: nonostante un’infezione al piede che gli impediva di camminare, riuscì a pedalare e a staccare di 58 minuti il piemontese Federico Gay, reo di un attacco avventato sul valico del Macerone.
- Enrici fu il primo ciclista a trionfare
nella corsa rosa pur essendo nato fuori dai confini della Penisola. Sebbene corresse con licenza italiana, infatti, era nato in America, a Pittsburgh, il 2 gennaio 1886.
- Ai nastri di partenza ci fu anche Alfonsina Strada, che rimase l’unica donna nella storia a partecipare al Giro d’Italia, indossando il dorsale numero 72.
1925
- Comparve sulle strade del Giro il giornalista e vignettista Carlin – al secolo Carlo Bergoglio – fresco sposo, che scelse il Giro d’Italia come viaggio di nozze.
- Il mondo conobbe la stella di Alfredo Binda.
- La corsa fu considerata “individuale” a tutti gli effetti: era infatti vietato ogni reciproco aiuto tra concorrenti e anche da parte di terzi estranei.
- Per il terzo anno consecutivo non ci furono al via corridori stranieri. Quello fu un periodo politico che isolò l’Italia dal resto del mondo, e anche lo sport ne pagò le conseguenze.
1926
- Alfredo Binda vinse 6 tappe, ma a causa dell’enorme ritardo accumulato nella prima tappa per via di una caduta, fu costretto a fare da gregario al compagno Giovanni Brunero, che vincerà quel Giro.
- Tra i partenti si registrò la presenza di Giuseppe Ticozzelli, calciatore col ruolo di terzino, addirittura titolare della Nazionale di calcio.
1927
- Non più 12 tappe bensì 15. Il giorno di riposo dopo ogni tappa in alcuni casi venne soppresso e nacquero gli abbuoni per il vincitore.
- Binda vinse 12 tappe su 15, l’80% del totale, rendendo il Giro un suo monologo.
- In quell’anno aumentò di molto il numero degli atleti isolati, chiamati anche “diseredati”, e per sostenerli la Gazzetta si affidò a una sottoscrizione tra gli sportivi e gli appassionati. Rispose anche l’On. Benito Mussolini con un premio di 25.000 lire.
- Quello del ’27 è stato il Giro con il tempo più alto di sempre con le sue 144 ore, 15 minuti e 35 secondi.
1928
- Record di partecipanti – 298 – al punto che gli organizzatori furono costretti a rifiutare molte richieste d’iscrizione.
- Si ritornò alle 12 tappe e ritornarono timidamente i corridori stranieri dopo sei anni di assenza.
- Il regolamento fissò per la prima volta un abbuono di un minuto, da conteggiare nella classifica generale, al vincitore di tappa.
- Si cominciarono a usare le borracce di alluminio, riducendo così l’utilizzo delle bottiglie in vetro, che una volta svuotate venivano buttate lungo le strade creando pericoli.
- Binda fu sempre più padrone del Giro, tanto che si concesse il lusso di lasciare vincere una tappa al fratello Albino.
- All’arrivo di Milano gli spettatori applaudirono annoiati, accogliendo la fine di un Giro che aveva il suo dominatore ancora prima di partire.
1929
- Il solito Binda inanellò 8 successi di fila: mai così alla Vuelta o al Tour.
- Il Giro si corse prevalentemente al Sud, tra strade disastrose, processioni che bloccarono i ciclisti, troppi animali liberi lungo il percorso, scarsità di alloggi per i velocipedisti e poca benzina per gli automezzi al seguito.
- Belloni si ritirò dopo aver investito un ragazzo durante la Napoli – Foggia, il quale perse purtroppo la vita poco dopo.
1930
- Si decise di fare la corsa a invito, cercando di risolvere il problema legato al dominio di Binda. Gli organizzatori avanzarono diverse proposte, come far partire il varesino dieci minuti dopo gli altri oppure dotare la sua bici di una zavorra. Per placare le polemiche, gli venne alla fine corrisposta, per non partecipare, la cifra di 22.500 lire: lo stesso il premio che spettava al vincitore. Binda accettò.
- Il Giro sbarcò per la prima volta in Sicilia. Vincerà Luigi Marchisio, che corse metà Giro con una benda sull’occhio perché in zona Etna venne colpito da una scheggia di pietra vulcanica che gli procurò una lesione alla cornea.
- Debuttò il muratore Learco Guerra, che vinse a Roma e a Forlì.
1931
- Il Giro istituì il simbolo del primato, la maglia rosa, e il primo ad indossarla fu proprio Learco Guerra.
- Il Giro lo vinse Francesco Camusso, grazie a una strepitosa discesa dal Sestriere nella penultima tappa, con una fuga di 100 km verso la sua Torino.
1932
- Giovanni Gerbi, il leggendario Diavolo Rosso, nato il 4 giugno 1885, divenne ed è tutt’ora il più vecchio partecipante di sempre, gareggiando a ben 47 anni.
- Dall’Arena di Milano, Nello Corradi raccontò la prima diretta radiofonica di un arrivo di tappa dai microfoni dell’EIAR. Senza però avere il supporto delle notizie della corsa, dovette nelle due ore di trasmissione inventarsi mille espedienti per rendere interessante la trasmissione.
1933
- Il 22 maggio 1933 si svolse la prima cronometro individuale nella storia di un Giro, la Bologna – Ferrara di 62 km. Vinse – pensate un po’! – Binda.
- Vennero istituiti il gran premio della montagna e la maglia bianca per il primo in classifica degli isolati.
- Comparvero i primi carri pubblicitari al seguito del Giro.
- Nella Torino – Genova Guerra, in crisi di fame, si salvò grazie a un pacchetto di biscotti passatigli di nascosto da Cougnet: li divorò in un attimo compresa la confezione.
1934
- Debuttò al Giro l’auto del momento, la Fiat Balilla.
- Delirio all’Arena di Milano nel momento in cui il vincitore di tappa Giuseppe Olmo entrò in pista e contemporaneamente la radio diffuse la notizia del gol di Schiavio che regalò all’Italia calcistica il primo titolo di Campione del Mondo di calcio, conquistato in casa contro la Cecoslovacchia.
1935
- Tornò alle corse il quarantenne Costante Girardengo, ma i ritmi non erano più quelli di un tempo e dopo quattro tappe fu costretto al ritiro.
- Le squadre furono obbligate a presentarsi con un numero di componenti uguale per tutti (otto) e furono programmate le semitappe.
- La squadra francese della Helyett non fu all’altezza delle aspettative e a metà Giro fu invitata a lasciare la corsa.
- Ultimo Giro per Binda e primo Giro per il giovane Gino Bartali, che vinse a l’Aquila il 24 maggio staccando tutti sul passo delle Capannelle e conquistando la classifica degli scalatori.
- Maglia Rosa finale per il mantovano Vasco Bergamaschi
1936
- Edizione autarchica: gli stranieri non vennero invitati.
- Prese il via la prima prima cronoscalata, il 29 maggio 1936 sul Terminillo. Vinse “Gepin Olmo”.
- A Gardone i ciclisti vennero accolti dal saluto di Gabriele D’Annunzio.
- Il Giro venne vinto da Gino Bartali.
- Al termine della Roma – Napoli, Bini e Olmo si trovarono con lo stesso tempo e punteggio, senza possibilità di decretare una priorità: salomonicamente la maglia rosa fu assegnata a entrambi. Un simile episodio non capitò mai più.
1937
- Giro difficile, con le tappe che salirono a 23.
- Entrarono in scena le Dolomiti. Gino Bartali attaccò sul Passo Rolle. Si ripeterà sul Passo di Costalunga e arriverà a Merano con 5 minuti e 38 secondi su Enrico Mollo, Walter Generati e Giovanni Valetti, dopo 107 chilometri di pedalate senza nessuno al fianco.
- Fu l’ultimo Giro per Learco Guerra, che vinse a Napoli e poi si ritirò per problemi intestinali.
- La Legnano di Bartali, 12 maggio 1937, vinse la prima cronosquadre nella storia della corsa rosa, la Viareggio – Marina di Massa, 60 km, a 43,902 km/h.
1938
- Molti big disertarono il Giro per dedicarsi al Tour, compreso Bartali che poi quel Tour lo avrebbe vinto. In Italia trionferà Valetti.
- La maglia rosa venne confezionata con tessuto “Lanasel”, prodotto autarchico di rayon e viscosa fabbricato dalla S.A. Chatillon che, mettendo in palio 500 lire al giorno per il detentore della maglia, ne diventò anche il suo primo sponsor.
1939
- Bartali fece ritorno al Giro, ma senza incontrare le simpatie di Mussolini, visto che l’anno prima aveva preferito le strade di Francia e per via del suo essere po’ troppo cattolico.
1940
- I premi furono aumentati e ai titolari giornalieri delle maglie di leader furono assegnate 500 lire per la rosa e 100 lire per la bianca.
- Un complicato sistema che teneva conto dei chilometri percorsi in fuga, della eventuale vittoria per il distacco e della posizione in classifica finale ripartiva le 345.000 lire messe in palio.
- A Milano arriva in maglia rosa Fausto Coppi della Legano, entrato in squadra come gregario di Gino Bartali. Due giorni dopo l’Italia entra in guerra.
- Coppi rimane a oggi il vincitore più giovane ad avere trionfato al Giro.
1946
- Dopo cinque anni di guerra molte officine erano chiuse, gli atleti ancora dispersi, il popolo disorientato. La Gazzetta, in un atto di coraggio, organizzò il Giro della rinascita.
- Nella Rovigo – Trieste, alcuni attivisti slavi fermarono i ciclisti con lanci di pietre e con un blocco stradale, per impedire che finissero la tappa.
- Nacque il mito di Luigi Malabrocca, che più volte si aggiudicò la “maglia nera”, premio goliardico attribuito dalla carovana all’ultimo in classifica.
1947
- I corridori gareggiarono con il lutto al braccio per la scomparsa di uno dei padri fondatori, Emilio Colombo.
- La Rai scoprì il Giro e si inventò il varietà radiofonico “Il Girino innamorato”.
- Nella Perugia – Roma i corridori scioperarono proseguendo a passo d’uomo a causa della partenza ritardata e delle troppe strade sterrate.
1948
- Il Giro si arricchì: nacque il Totip, che mise in palio un milione di lire per vincitore; Radiofortuna assegnò 10.000 lire ai vincitori di tappa con almeno un minuto di vantaggio.
- Magni non si arrese a Fausto Coppi, che per protesta si ritirò con tutta la Bianchi a causa delle troppe spinte ricevute dal campione toscano sul Pordoi.
- Si aggiudicò la generale appunto Fiorenzo Magni, che al Vigorelli, pur vincendo la tappa in maglia rosa, venne accolto da una valanga di fischi.
- Fu anche il Giro con minimo distacco tra il primo e il secondo arrivato: solo 11” separarono infatti Cecchi da Magni.
1949
- Nacquero i traguardi volanti per movimentare le tappe.
- Alla radio spopolò “Giringiro” che ogni sera sussurrava la buonanotte ai ciclisti.
- Bartali ebbe un malore durante la prima tappa Palermo – Catania dopo aver bevuto da una borraccia di uno spettatore. Si sussurrò che fosse stata opera di alcuni scommettitori clandestini che avevano investito i loro soldi sulla vittoria di Coppi. Un’altra versione volle che dietro ci fosse il bandito Giuliano, tifosissimo dell’Airone, e che lo spettatore sicario che passò la borraccia non fosse stato altri che Gaspare Pisciotta.
1950
- Hugo Koblet fu il primo vincitore straniero del Giro d’Italia.
- Fausto Coppi, durante la Vicenza – Bolzano, cadde alle Scalette di Primolano fratturandosi il bacino, proprio nella tappa in cui Gino Bartali, ironia della sorte, vinse la sua ultima tappa al Giro.
1951
- Molte furono le novità a livello di regolamento: fu autorizzato il cambio di ruota in caso di foratura e furono aboliti tutti gli abbuoni sia al G.P.M. che all’arrivo.
- Per la prima volta, la Rai organizzò un servizio radio, con la portata di 100 metri, per collegare i mezzi della stampa e le ammiraglie: fu la nascita di Radiocorsa.
- Fiorenzo Magni vinse la generale senza imporsi in nessuna tappa.
- Fece la sua apparizione il Totosport, un concorso a pronostici legato alla previsione dei primi otto corridori all’arrivo di alcune tappe.
1952
- Nacque il primo francobollo dedicato alla corsa rosa.
- Nacque la Fiera del Giro: una festa serale con musica e balli e un pubblico sempre più numeroso agli arrivi di tappa. Fiera che venne interrotta dopo la Siena – Roma, in seguito alla morte di Orfeo Ponsin, finito addosso a un albero nella discesa della Merluzza.
1953
- Coppi eguagliò Alfredo Binda centrando la quarta vittoria al Giro.
- La televisione in via sperimentale riprese per la prima volta in diretta un avvenimento all’esterno degli studi.
- La casa farmaceutica Aspro fornì l’ambulanza, chiamata “Giroclinica”, per l’assistenza sanitaria in corsa.
- Alla Radio ci fu il gradito ritorno del “Giringiro”, condotto dal popolare Silvio Gigli coadiuvato da Billi, Riva e dal Quartetto Cetra.
1954
- Comparvero le prime sponsorizzazioni commerciali extraciclistiche: Magni guidò la Nivea Fuchs, da lui stesso abilmente creata.
- Sylva Koscina, poi star del cinema, venne eletta “La rosa del Giro” al termine di un concorso di miss con “attitudini domestico sportive”.
- L’edizione verrà ricordata come quella della protesta più eclatante al Giro d’Italia, lo sciopero del Bernina, e anche per essere ad ora l’edizione più lunga con i suoi 4.337 km. Vincerà rocambolescamente Carlo Clerici.
1955
- L’Alfa Romeo mandò al seguito la prima Giulietta.
- Il Totocalcio promosse le giocate del Totogiro.
- Magni fu il più anziano a vincere un Giro, a 34 anni 5 mesi 29 giorni.
1956
- Il ciclismo aprì agli sponsor e i marchi industriali sostituirono quelli dei produttori di biciclette.
- Al seguito del Giro venne invitato Mario de Maria, che sapeva tutto sul Giro e con Lauro Boldrin aveva vinto cinque milioni a “Lascia o Raddoppia”.
- In TV spopolarono Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello con “Gregorio il gregario”, la satira entra nel ciclismo.
- Fu l’anno della frattura della clavicola di Magni a San Luca e della tregenda del Bondone.
1957
- Fu il Giro di Nencini, che beffò Gaul fermo a fare la pipì.
- Nella tappa Sion – Varese andò in fuga un nipote d’arte: Emilio Bottecchia, nipote del celebre Ottavio.
1958
- Nel giro di Ercole Baldini, l’organizzazione si dotò del “Chronocinegines”, strumento messo a disposizione della Longines in grado di riprodurre l’immagine di ciascun corridore all’arrivo, definendone il tempo in centesimi di secondo. Fu lo strumento che pose fine a decenni di contestazioni sugli arrivi di tappa in volata.
1959
- Le distillerie Sarti-Fynsec misero in palio centomila lire al giorno per gli italiani in maglia rosa: a fine giro non sborseranno neanche una lira. Mai così male gli italiani al Giro.
1960
- Fu il Giro di Charly Gaul e del Gavia di Massignan.
- Sì partì da Roma in omaggio alle Olimpiadi imminenti.
- La corsa fu segnata dalla tragedia di Seregno, dove un’autovettura dell’organizzazione, con a bordo Torriani, investì e uccise due bambini.
1961
- La corsa arrivò per la prima volta in Sardegna con uno sbarco problematico a causa del fondale basso.
1962
- Torriani voleva dare un forte segnale che il Giro avesse un’immensa potenzialità di promuovere la il turismo del nostro Paese: si inventò tanti nomi di fantasia da aggiungere alle località di tappa. Nacquero così la Baia delle Favole a Sestri Levante in ricordo di Andersen, la Valle Santa a Rieti, la Cavalcata dei Monti Pallidi per la tappa dolomitica, le Balconate Valdostane per le montagne della Valle d’Aosta.
1963
- La Rai compì il grande passo, trasmettendo in diretta gli ultimi 10 km di ogni frazione.
- Nacque anche il “Processo alla tappa”, trasmissione curata da Sergio Zavoli.
- Ci furono due maglie Tricolori in corsa, quella di Bruno Mealli e quella di Marino Fontana, che indossarono entrambi i colori del campione d’Italia per un dissidio tra UVI e Lega.
1964
- Le ripetute proteste per traini irregolari indussero gli organizzatori a inviare alcuni giurati al seguito della corsa in motocicletta.
- Per la prima volta ci furono occhi anche dall’alto, grazie a un elicottero messo a disposizione dalla Ignis per la cronaca aerea.
1965
- Per la prima volta la corsa partì dall’estero (Repubblica di San Marino).
- Nacque la “Cima Coppi”, nome con cui venne identificata la vetta più alta del Giro di ogni edizione. La prima Cima Coppi fu il passo dello Stelvio innevato, che i corridori oltrepassarono a piedi.
1966
- Dopo San Marino, si partì da Montecarlo, alla presenza della principessa Grace.
- Al di fuori dell’evento sportivo si diede vita anche a una manifestazione canora, il primo Girofestival, presentato da Mike Bongiorno: i più noti cantanti dell’epoca seguirono il Giro in carovana, suscitando l’entusiasmo del pubblico.
1967
- Debutta al Giro Eddy Merckx.
- La kermesse d’apertura a Milano è bloccata dai dimostranti contro la guerra in Vietnam.
- La tappa delle Tre Cime di Lavaredo viene annullata per le troppe spinte.
1968
- Per la prima volta fu effettuato in alcune tappe il controllo antidoping. I risultati furono però resi noti solo al termine della corsa, creando perplessità e polemiche. Risultarono positivi anche dopo le controanalisi Delisle, Motta, Abt, Bodrero, Van Schil, Galera, Diaz e Di Toro e quindi furono squalificati per un mese ed esclusi dalle classifiche del Giro. Gimondi e Balmamion, pur essendo risultati positivi a un primo esame, furono poi assolti per vizi di forma.
1969
- Squalificato Merckx positivo alla Fencafcamina, Gimondi vinse facile. L’UCI, il 14 giugno, accordò il beneficio del dubbio a Merckx, che annichilì il Tour.
1970
- Nasce la maglia ciclamino per la classifica a punti, sponsorizzata dalla Termozeta.
1971
- Unica edizione vinta da un ciclista svedese, Gösta Pettersson, primogenito di quattro fratelli anche loro corridori.
1972
- Sulla salita dello Jafferau numerose furono le irregolarità commesse dai corridori. La Giuria fu inflessibile mettendo fuori corsa numerosi atleti: tra i più noti Zilioli, Motta e Bitossi.
1973
- Il Giro scoprì l’Europa. Partì da Verviers, in Belgio, attraversando Germania, Lussemburgo, Francia e Svizzera.
1974
- Il Giro partì da Roma per l’Anno Santo.
- Nacque la maglia verde per il leader del gran premio della montagna.
1975
- Al termine di ogni tappa, il corridore che avesse totalizzato il maggior punteggio in una serie di traguardi fu dichiarato Campione della Regione attraversata, indossando una maglia azzurra con banda tricolore verticale.
- Il Giro terminò sul passo dello Stelvio con la vittoria dell’outsider Fausto Bertoglio.
1976
- Il giro fu colpito da una tragedia: ad Aci Sant’Antonio cadde e morì lo spagnolo Santiesteban.
- I tifosi diedero qualche problema sulle salite, tant’è che l’organizzazione diramò un appello affinché si comportassero civilmente. Nonostante questo, De Muynck ricevette un pugno lungo la salita delle Torri del Vajolet.
- In tutte le tappe che superarono i 131 km, all’altezza di questo km venne fissato un traguardo a punteggio: al vincitore della classifica finale fu assegnata in premio una Fiat 131.
- Il Giro fu arricchito da Raul Casadei, che con la sua orchestra percorse l’ultimo km su un autocarro speciale, esibendosi poi nella serata nella città di tappa.
1977
- Nacque ufficialmente la maglia bianca per il miglior giovane, dopo un tentativo sperimentale dell’anno prima. La indossò per primo Mario Beccia.
1978
- Di questo Giro si ricorda soprattutto la tappa con l’arrivo in Piazza San Marco a Venezia.
- Una serie di ponti sui canali e un ponte di barche sul Canal Grande permisero il regolare arrivo della cronometro nella storica piazza.
- Johan De Muynck si assicurò la vittoria finale, seguito da Baronchelli e Moser.
- Fu l’ultimo Giro di Bitossi, Poggiali e Gimondi.
1979
- Fu il Giro più piatto del dopoguerra, si dice che Torriani l’avesse disegnato per Moser. A Pieve di Cadore esplose la polemica tra Moser e Saronni. «Cercherò in tutti i modi di farti perdere il Giro», disse Moser al novarese. Mamma Cecilia lo sgridò. Iniziò l’era Saronni.
- Il Giro si concluse con un epilogo, la Gran Fondo d’Italia, storica gara di resistenza disputata l’ultima volta nel 1942 e riproposta ora sul percorso Milano – Roma di 640 km, per i soli concorrenti del Giro, obbligatoria per i primi dieci classificati. Alla fine, presero il via solo cinquantanove concorrenti che partirono da Porta Romana alle 21.07 dell’8 giugno. Vinse Sergio Santimaria della Mecap Hoonved.
1980
- Il “tasso” Hinault volò infrangendo sullo Stelvio i sogni di Miro Panizza.
- Per la prima volta si fece tappa all’Isola del’Elba.
- Torriani fu costretto ad annullare la giornata di riposo a Sirmione per anticipare le ultime cinque tappe per non arrivare a Milano di domenica, quando si votava per le amministrative.
1981
- Vennero di nuovo alla ribalta gli abbuoni: gli arrivi, salvo il prologo, assegnarono rispettivamente 30’’, 20’’ e 10’’ al primo, secondo e terzo classificato.
- Continuarono le polemiche tra Moser e Saronni, ma la spuntò Giovanni Battaglin che vinse anche la Vuelta.
1982
- Il Giro partì con una cronosquadre vinta dalla Renault di Bernard Hinault, che vincerà quel Giro.
1983
- Giovanni Arrigoni, fornitore di cerchi della squadra di Visentini, andò all’hotel Internazionale di Gorizia e offrì due milioni di lire a due camerieri affinché mettessero del lassativo nella minestra di Saronni. Un poliziotto sventò il piano, l’imprenditore venne arrestato e Saronni vinse il suo secondo Giro.
1984
- Moser, dopo il Record dell’Ora e la Milano – Sanremo, vinse il Giro nell’ultima tappa Soave – Verona su Laurent Fignon. Il trentino ha trentatré anni.
1985
- Il chirurgo Eric Heiden, cinque ori nel pattinaggio ai giochi di Lake Placid, gareggiò con la Seven Eleven americana.
- Per la prima volta al Giro comparve una squadra colombiana.
- Hinault fece tre su tre, diventando l’unico ciclista a vincere a tutte le edizioni a cui abbia partecipato.
1986
- Nella prima giornata a Palermo, quando mancavano 10 km al traguardo, il giovane Emilio Ravasio cadde e sbatté la testa sul marciapiede. Finì la tappa e poi, una volta fatta la doccia in hotel, andò in coma. Morì all’ospedale di Palermo quindici giorni dopo la caduta e un vano intervento al cranio.
1987
- Ancora prima della partenza alcuni corridori criticarono la proposta dell’organizzazione di svolgere la cronometro iniziale con la discesa del Poggio di Sanremo, ritenendola pericolosa. Torriani non cambiò programma e alla fine i fatti gli diedero ragione: la tappa fu spettacolare e regolare.
- In quel Giro mancò Greg LeMond impallinato dal cognato che lo scambiò per un fagiano.
- Grossa rivalità in casa Carrera: Roberto Visentini si sentirà tradito dal compagno, l’irlandese Stephen Roche, che oltre al giro vincerà anche il Tour e il campionato del Mondo.