Quante storie sono nate attorno al mondo del ciclismo. Quante leggende, quanti personaggi, quante battaglie si sono raccontate, e quante sfide si sono consumate sulla strada dagli inizi ai giorni nostri.
Forse perché le storie del ciclismo il più delle volte hanno gli stessi ingredienti delle favole, e allora i protagonisti diventano dei supereroi, dei prìncipi coraggiosi o cavalieri di ventura che quasi sempre vincono e – anche nelle sconfitte – ci fanno sognare a occhi aperti. Nel mondo romantico del ciclismo questi personaggi esistono veramente e quello che vorremmo farvi conoscere in questa occasione ha tutti gli ingredienti dell’eroe leggendario: uno sguardo dolce e due occhietti azzurri che sprizzano bontà, una voce tranquilla e rassicurante. Dicono sia stato corteggiatissimo dalle donne e che rappresentasse l’amico che tutti avrebbero voluto avere accanto. Bisogna ammettere che il suo fascino e la sua simpatia sono rimasti inalterati. Tanto buono e tanto gentile nella vita quanto strategico, cinico e impietoso in gara: questo è Flavio Martini, il protagonista di questa storia.
Nel Triveneto questo signore è ancora oggi adorato da tutti gli appassionati, ma soprattutto da quelli che l’hanno visto correre e vincere. Le leggende del resto rimangono nel cuore per sempre. Flavio Martini è di Galliera Veneta, classe 1945, 166 centimetri di altezza. Un omino piuttosto piccolo di statura, che quando saliva in bicicletta diventava immenso in tutta la sua maestosità. Basti pensare che è tuttora il corridore più vittorioso della storia nella categoria dilettanti con ben 219 vittorie.
Flavio, quando cominciò la sua vita da corridore?
Cominciai a correre nella categoria allievi e, anche se sembra strano, vinsi la prima gara a cui partecipai a Francenigo di Gaiarine, vicino a Treviso, nel 1959. Quel giorno arrivammo in gruppo, feci la volata a tutta e misi la mia ruota davanti a tutti. Correvo con la società U.C. Giorgione e con loro nella categoria allievi vinsi 20 corse il primo anno, 27 il secondo e 28 il terzo.
E poi?
E poi una breve parentesi tra gli juniores. Anche lì cominciai a vincere da subito. Era da poco uscito un nuovo regolamento che sanciva la possibilità di passare fra i dilettanti al raggiungimento dei 25 punti, così fui il primo atleta in Italia a passare dilettante di prima serie grazie al punteggio raggiunto.
Da dilettante il suo palmares fu straordinario.
Non posso negarlo. Ho vinto tantissimo e molte corse prestigiose, a cominciare dal Trofero Matteotti, la Vicenza Bionde, due volte il Giro del Belvedere, l’Alcide De Gasperi, i giochi del Mediterraneo in Tunisia, il Giro dello Zambia. Insomma mi sono tolto le mie soddisfazioni.
Devo dire, però, che il mio più grosso rammarico è stato quel mondiale del 1968 a Montevideo, che forse avrei potuto vincere se le cose fossero andate diversamente. I professionisti corsero a Imola con la straordinaria vittoria di Adorni, noi dilettanti invece corremmo in Uruguay. Nella cronometro a squadre vinsi il bronzo per la seconda volta in carriera, ma nella gara individuale nella fuga buona c’era fuori il mio compagno, Vittorio Marcelli, che poi si laureò campione del mondo. Io rimasi dietro a coprire gli attacchi avversari, poi all’arrivo vinsi la volata del gruppo e mi classificai sesto assoluto. Credo che in un arrivo a ranghi compatti me la sarei giocata.
Tra le sue innumerevoli vittorie ce n’è una che ricorda in particolare?
Sicuramente il Trofeo De Gasperi del 1968. Si partiva da Trento per arrivare a Bassano del Grappa, con in mezzo il passo Brocon. All’inizio mi sarebbe bastato vincere il GPM, in quanto in palio al traguardo volante c’era un meraviglioso televisore a colori, una rarità a quei tempi, ma dopo essere transitato per primo in vetta tirai dritto e mi feci 120 Km di fuga. Venni ripreso da un manipolo di inseguitori tra i quali Vittorio Cumino e Giorgio Ghezzi. In volata, però, riuscii a tagliare per primo il primo il traguardo in una delle corse più prestigiose del panorama internazionale.
L’episodio più sfizioso?
Al Giro dell’Assunta, a Vittorio Veneto, all’ultimo giro ero in fuga da solo. Il gruppo era a più di un minuto quando a un chilometro e mezzo dal traguardo mi si ruppe il telaio a metà, proprio a livello della scatola del movimento centrale. L’ammiraglia era lontana. Mi fermai e chiesi disperatamente in prestito la bicicletta a una signora di passaggio. Inizialmente non ne volle sapere, poi finalmente cedette e io tagliai il traguardo per primo con una bici da donna. I commissari volevano squalificarmi, ma il gruppo prese le mie difese e mi venne assegnata la vittoria che avevo meritatamente conquistato anche se con un finale quantomeno rocambolesco.
La mia vita in corsa è stata piuttosto vivace. Pensate che in una gara a Galliera di Bologna, dove ero il favorito, in prossimità della volata tutti avrebbero voluto prendere la mia ruota e Gianfranco Trevisan, oggi noto collezionista di biciclette, voleva a tutti i costi prendere la mia scia. Per riuscire a mettersi dietro sopravanzò a suon di spallate, testate ed espedienti vari. Andarono tutti a terra e arrivammo in due: primo Martini, secondo Trevisan. Il resto del gruppo… non pervenuto.
E poi venne il professionismo
Nel 1969 passai professionista con la Griss 2000, una squadra di giovani, e ironia della sorte, 24 ore dopo la firma, mi cercò la Faema. Ricevetti la telefonata di Tino Conti ma ormai avevo firmato e dovetti rinunciare allo squadrone di Eddy Merckx, un vero peccato. Vinsi anche tra i professionisti, comunque. Per esempio, in una gara a Gorizia misi dietro Dino Zandegù e Adriano Durante, mica roba da ridere. In ogni caso non ero più lo stesso: al ciclismo dei grandi ci arrivai stanco, avevo dato troppo tra i dilettanti. L’anno dopo corsi con la Cosatto Marsicano, alla corte di Vito Taccone, ma gli stipendi erano bassi in quel periodo e io avevo una famiglia da mantenere, così decisi di tornare tra i dilettanti nelle file della Mainetti e vinsi ancora molto. Nel frattempo facevo anche il collaudatore per la Selle Italia.
Se vogliamo proprio dirla tutta, mi allenavo poco anche se in modo intenso. Le distrazioni erano tante e mi piacevano le ragazze, che a quel tempo non mancavano. Se avessi fatto la vita da atleta, magari da professionista, avrei raccolto di più. La mia carriera finì con un brutto incidente automobilistico che mi costò qualcosa come 27 fratture in una gamba e 12 nell’altra, ma non mi diedi per vinto e corsi come amatore riuscendo a vincere ancora un campionato veneto, un campionato italiano e anche un campionato del mondo in Austria a Sankt Johann.
Una vita intensa, signor Martini.
Decisamente sì, posso ritenermi soddisfatto. Sono stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica per la mia Olimpiade in Messico nel 1968 e ora sono il pensionato Cav. Flavio Martini.
Un ultimo aneddoto?
Si correva la classica gara denominata Giro dei Tre Ponti in quel di San Donà di Piave. A un traguardo volante, per la troppa veemenza, mi si staccò la tacchetta dalla scarpa sinistra. Allora il mio direttore sportivo Cesare Pinarello, dopo una frettolosa quanto concitata ricerca di un rimedio, si decise di chiedere una scarpa alla mamma di un ragazzino del luogo che stava guardando la gara a bordo strada, uno di quei ragazzetti che avrebbero gareggiato al termine della nostra gara tra gli allievi. La mamma diede il permesso di prestare la scarpa a Pinarello che prontamente me la passò in corsa. Io avevo il 40 mentre lo scarpino era un 42…
Ad ogni modo quella corsa la vinsi e quel bambino, il proprietario dello scarpino, ne avrebbe fatta di strada: si chiamava Moreno Argentin. Magari gli ho portato fortuna…
Il palmares
- Dilettanti
- Prova preolimpica: Messico 1968, vincitore
- Trofeo Alcide De Gasperi: 1968, vincitore
- Trofeo Matteotti Marcialla: 1968, vincitore
- Campionato del mondo 1967: medaglia di Bronzo nella 100 km cronometro a squadre a Herleen, in Olanda, con Bosisio, Pigato e Marcelli
- Campionato del mondo 1968: medaglia di bronzo nella 100 km a squadre a Montevideo in Uruguay con Marcelli, Bramucci e Pigato
- Giro del Belvedere: due vittorie (1970, 1974)
- Vicenza Bionde: vincitore, 1974
- Gran Premio Frare De Nardi: due vittorie
- Trofeo delle regioni: 1968, vincitore
- Giochi del Mediterraneo 1967 (Tunisia): vincitore
- Prova premondiale a Nancy 1967 (Francia): vincitore
- Prova premondiale a Vervies 1968 (Belgio): vincitore
- Giro dello Zambia: due vittorie di tappa e classifica finale
- Amatori
- Campione veneto
- Campione italiano
- Campione mondiale