Una rarità lo stayer friulano Virginio Pizzali, una rarità la sua specialità, pezzi pregiati le sue importanti vittorie, una rarità la sua sfortuna, una rarità aver conservato i ricordi della sua carriera.
Una rarità la sua prima vittoria, 30 settembre 1951, a 17 anni: 40 km in bicicletta per raggiungere la località della gara, 92 km di corsa con la maglia della Doni di Udine, la foratura, l’inseguimento sotto la pioggia, la fuga e la vittoria. Poi 40 km sempre pedalando, per il ritorno a casa. Pezzi pregiati il suo record mondiale nel 1955 sui 200 metri lanciati in pista e i titoli italiani nell’inseguimento a squadre, quando indossava, dal ’55 al ’57, le ormai introvabili maglie biancocelesti della milanese Excelsior assieme ad Antonio Maspes.
La sfortuna alle Olimpiadi di Melbourne nel 1956: titolare nel quartetto azzurro dell’inseguimento, la caduta nelle qualificazioni, la spalla fratturata, l’Italia che conquista il titolo olimpico e lui che rimane senza medaglia d’oro, il suo grande rimpianto. Rimangono due rarissimi pezzi: la sua maglia azzurra strappata nella caduta e la giacca indossata nella sfilata olimpica. Un pezzo unico al mondo è la maglia bianca contornata dai colori dell’iride, conquistata a Lipsia nel 1957 nel Criterium Mondiale organizzato perché nei dilettanti non era previsto il titolo mondiale nel mezzofondo, e mai più fu riproposto.
La casella vuota e il secondo rimpianto è la foto mai fatta con Fausto Coppi in un incontro Belgio – Italia a Gand nel 1957, con la formazione italiana che schierava Coppi – Faggin – Pizzali. Rimane il prezioso ricordo della maglia verde con fascia bianca e rossa indossata per l’occasione. Rarità sono le sue maglie Tricolori conquistate nel mezzofondo professionisti dal ’58 al ’62 con l’eccezione del 1960. Rarità è la prima pagina della Gazzetta dello Sport del 28 luglio 1961 con Pizzali Tricolore che occupa più di metà spazio.
Sfortuna rara ai Mondiali professionisti del 1959: a pochi giri dal termine della gara Pizzali è in testa con mezzo giro di vantaggio su Timoner, ma per un disguido con l’allenatore – motociclista ruzzola sul legno del velodromo di Amsterdam e finisce in ospedale. Una rarità aver conservato quella maglia azzurra lacerata. Pezzi pregiati sono i ricordi della mitica Ignis, la sua squadra dal 1958 al 1961: il primo cartellino e la lucente maglia gialla. Da collezione sono le sette cartoline e le diverse figurine a lui dedicate, come le due moderne cartoline, l’annullo speciale e un francobollo emesso dalle poste slovene con cui la sua Mortegliano ha voluto rendergli omaggio qualche anno fa. Alla soglia degli 87 anni, il 14 novembre 2021 Virginio Pizzali è partito verso il cielo per la sua ultima corsa e merita di essere ricordato attraverso i memorabilia della sua carriera.
Una maglia unica
Siamo verso la metà degli Anni ’50 e il ciclismo su pista è popolare quanto quello su strada. Il suo fascino lo esercita anche la specialità del mezzofondo stayer, chiamata anche dietromotori. È però l’unica specialità del ciclismo dove non viene assegnato il titolo Mondiale dilettanti. L’Unione Ciclistica Internazionale decide così di organizzare a Lipsia, nel 1957, il primo Criterium Mondiale di mezzofondo e di assegnare una maglia che identifichi il miglior dilettante del mondo. Il giovane Virginio Pizzali, nato a Mortegliano il 28 dicembre 1934, si aggiudica questa prova e indossa una fiammante maglia bianca contornata dai colori dell’iride. Questo Criterium sarà anche l’ultimo e la maglia resterà unica nella storia del ciclismo. Un pezzo che è oggi conservato a Mortegliano nel Ciclismuseo di Renato Bulfon, insieme alle maglie tricolori di campione italiano e le azzurre della nazionale indossate dal campione friulano.