Durante l’ultima edizione de L’Eroica è stato possibile ammirare, presso lo spazio dedicato al Museo del Ciclismo Gino Bartali all’interno di Pescherini, dove avevano sede sia il Registro delle Biciclette Eroiche sia il Concorso d’Eleganza, il trofeo consegnato al campione toscano in occasione della vittoria del Tour de France 1948.
A un attento sguardo abbiamo potuto notare che sulla sua superficie erano riportate 3 incisioni oltre a quella dedicata al Patron del Tour (Trophée Henri Desgrange): 1946, Apo Lazaridès; 1947, Jean Robic; 1948, Gino Bartali.
Considerando che il Tour de France riparte nella forma che conosciamo nel 1947, il richiamo all’anno precedente appare quanto meno anomalo, ma non del tutto. Va ricordato infatti che l’assegnazione dell’organizzazione del Tour de France non fu immediata per L’Equipe, che aveva sostituito L’Auto, il giornale di Desgrange e Goddet che aveva coordinato la Grand Boucle fino allo scoppio della guerra. Nel 1946 la Federazione ciclistica transalpina, mentre in Italia si correva il Giro d’Italia della Rinascita, non ha ancora deciso a chi assegnare il diritto di organizzare la corsa francese. I federali decidono di non decidere. Indicono una sfida: chi riuscirà a predisporre meglio e aver maggior successo nel mettere in piedi una corsa a tappe acquisirà il diritto per il 1947.
Alla sfida rispondono due consorzi di giornali e vengono messe in piedi due corse tappe: la Ronde De France (o Bordeaux – Grenoble) dal 10 al 14 luglio, vinta da Giulio Bresci, e la Course du Tour de France (o Monaco – Parigi, nota anche come Piccolo Giro di Francia) dal 23 al 28 luglio. Il nuovo giornale L’Equipe delega alla società del Velodromo del Parco dei Principi e al quotidiano Le Parisien Libéré il coordinamento della Monaco – Parigi, ovvero percorrere l’esagono francese da Sud a Nord attraverso i principali passi alpini (La Ronde l’aveva percorso in direzione Ovest – Est).
La corsa si conclude al Parco dei Principi dove Apo Lazaridés (greco naturalizzato francese e fratello di Lucien) viene dichiarato vincitore davanti a René Vietto (maglia gialla fino all’ultima tappa) e Jean Robic. La vittoria francese scatena l’entusiasmo del pubblico e fa decidere la Federazione per l’assegnazione del diritto di organizzare il Tour de France a L’Equipe. Il trofeo che viene consegnato è intitolato al primo patron, quell’Henri Desgrange scomparso nel 1940. Il nome di Apo Lazaridés è il primo a essere iscritto, con l’idea di aggiungere ogni anno il trionfatore della Grand Boucle.
Nel 1947 quindi L’Equipe, avendo conquistato sul campo il diritto di organizzare la corsa a tappe del Tour de France, utilizza lo stesso trofeo per premiare il vincitore di quella prima edizione dopoguerra. Si aggiunge così Jean Robic (di cui potete leggere la storia nell’articolo di Vittorio Landucci su BE63), che con un colpo di mano nell’ultima tappa ai danni dell’italiano Brambilla aveva conquistato la vittoria.
In quello stesso anno viene a mancare anche Emilio Colombo, storico direttore de La Gazzetta dello Sport tra gli Anni ’20 e ’30. Per rendere omaggio ai due grandi giornalisti e organizzatori si pensa di fare un campionato (chiamato Challange) basato su una classifica a punti con i migliori piazzamenti delle principali corse italiane, francesi e belghe. Il torneo viene promosso dai quotidiani L’Équipe, La Gazzetta dello Sport, Het Nieuwsblad – Sportwereld e Les Sports e segna l’inizio della cooperazione tra L’Équipe e La Gazzetta dello Sport.
Le performance dei corridori nelle principali gare di Francia, Italia e Belgio (Tour de France, Giro d’Italia, Milano – Sanremo, Parigi – Roubaix, Giro delle Fiandre, Freccia Vallone, Parigi – Bruxelles, Parigi – Tours e Giro di Lombardia) permettono ai corridori di guadagnare dei punti in una classifica su base individuale e al termine della stagione stabilire il vincitore della competizione. Viene stilata anche una classifica per nazioni. Nel 1948 Bartali vince il Tour con le sue magnifiche imprese sulle montagne e la storica chiamata di De Gasperi (ce ne ha parlato Alessio Berti su BE35). Il suo nome viene iscritto sul trofeo, ma nella classifica del Challange si posizionerà solo al terzo posto.
Il Trofeo Desgrange – Colombo avrà ancora vita per 10 anni, fino al 1958. Nel 1949 al Challange si aggiunge il Tour de Suisse, nel 1951 la Liegi – Bastogne – Liegi e nel 1958 la Vuelta a España. Gli italiani si fanno onore, con la vittoria di Fausto Coppi nel 1949 e di Loreto Petrucci nel 1953. Come nazione vinciamo le prime tre edizioni e ci imponiamo complessivamente per 5 volte, al pari del Belgio (una sola affermazione per la Francia).
Dal 1959 entra in gioco la distilleria francese Pernod come sponsor. Il Challange cambia nome in Super Prestige Pernod. Il Super Prestige, seppur con vari aggiustamenti nel regolamento e nei punteggi, resta in vigore fino agli Anni ‘80, decretando di volta in volta il miglior, o forse bisognerebbe dire il più completo e costante, ciclista di ogni anno. Il Super Prestige sarà poi la base della creazione prima della Coppa del Mondo (in cui l’Italia vanta numerose affermazioni) e poi dell’attuale World Tour.
Tornando al trofeo del 1948, il curatore del Museo, Maurizio Bresci, ci ha raccontato che questo è stato uno dei primi oggetti donati da Gino alla allora nascente Associazione Amici del Museo del Ciclismo Gino Bartali. Il curatore all’epoca era Andrea Bresci, padre di Maurizio e buon amico di Gino. Questa coppa risplende nella storia, anche sotto la patina di invecchiamento che si porta dietro. Ha un che di magnetico, quasi che dentro siano ancora conservati gli applausi che gli spettatori del Parco dei Principi di Parigi, in quel caldo luglio del 1948, tributarono al corridore italiano. Il trofeo è sempre visibile al Museo del Ciclismo Gino Bartali a Ponte a Ema (Firenze).
A cura di: Marco Pasquini Foto: Riccardo Faldi Si ringrazia: Maurizio Bresci – Museo del Ciclismo Gino Bartali