La storia del ciclismo passa sì dai grandi campioni ma anche dalle grandi biciclette che li hanno accompagnati in tutte le loro imprese.
Se oggi le bici vengono fatte in serie e vengono considerate senz’anima, lo stesso non si può dire di quelle del passato, che i corridori tenevano spesso per più di un anno, almeno fino agli Anni ’50/’60, e con le quali s’instaurava a volte un rapporto simbiotico. Ecco quindi che raccogliere le biciclette che sono state utilizzate dai campioni di una volta riesce a trasmettere ancora oggi lo spirito e le motivazioni che li hanno animati.
La mostra “Le biciclette dei campioni”, tenutasi a Cittadella (PD) dal 15 al 23 giugno, in occasione della terza edizione della Via dei Carraresi, s’inserisce esattamente in questo solco. L’aspetto che ha reso unico quanto esposto alla chiesa sconsacrata del Torresino, appena dentro alle porte della città, è stato il fatto di raccogliere il meglio da quattro collezionisti importanti che già abbiamo intercettato sulle nostre pagine. Parliamo di Mario Cionfoli e Stefano Rigon, che fanno capo al museo Bicicleria di Vicenza, Loris Pasquale, titolare del Museo della Bicicletta di Salcedo (VI), di Gianfranco e Dorina Trevisan, globetrotter delle ciclostoriche che come sempre permettono a tanti appassionati di vedere direttamente grandi biciclette del passato.
All’interno della collezione, che parte con Gianfranco Tommaselli (1894) e finisce con Tadej Pogacar (Tour 2021), tutta la storia del ciclismo sportivo, con tra le altre le biciclette di Coppi, Bartali, Gimondi, Argentin, Dancelli, Berzin e naturalmente Marco Pantani, campione amatissimo a cui la Via dei Carraresi ha dedicato una serata con la proiezione del film “E tu, te lo ricordi Marco?”, preceduta da un talk con Marco Pastonesi, Davide Cassani, Silvio Martinello, Filippo Pozzato e Mario Cionfoli (co-autore del film insieme ad Alessio Berti) condotto dal nostro direttore Alessandro Galli.
La mostra di Cittadella è stata un’occasione eccezionale, che ha attirato moltissime visite, e che speriamo si possa ripetere in futuro.