La più che decennale osservazione delle biciclette d’epoca ci ha portato spesso a riscoprire antiche usanze del passato e a raccontarle su queste pagine data la loro rilevanza storica, tecnica o anche prettamente commerciale.
Le Olympia che trattiamo in questo articolo – evento quasi unico il fatto che i soggetti siano due – ci raccontano anche una curiosità che in passato ci è altre volte capitato di riscontrare, ma che poche volte è stata tanto esplicativa e qualitativa come in questo caso: le biciclette accoppiate.
Con questo termine vogliamo riferirci a quelle biciclette con le medesime caratteristiche di marca, modello e allestimento e acquistate congiuntamente per una coppia di ciclisti uomo e donna. Bisogna tenere a mente che l’acquisto di una bicicletta, per larga parte della popolazione e per lungo tempo, ha rappresentato un investimento particolarmente oneroso. Per questo motivo, è indubbio che l’acquisto simultaneo di due biciclette uomo-donna con le stesse caratteristiche fosse riservato a una ristretta cerchia di italiani facoltosi. Se a questo si aggiungono le altre complicanze che tutta la popolazione dovette affrontare nella prima metà del secolo scorso, guerre mondiali e crisi economiche incluse, si comprende quale lusso potesse costituire la proprietà di biciclette accoppiate prima del boom economico degli Anni ’50. Oltretutto, per i modelli maschili e femminili più diffusi sul nostro territorio durante gli Anni ’30 che vengono rinvenuti insieme – ovvero le Bianchi Real e Rosa – è più complicato parlare di biciclette accoppiate, in quanto più difficilmente dimostrabile l’intenzione originaria di acquistarle insieme, che richiederebbe documenti quasi sempre irreperibili.
GINGER E FRED
Diverso il caso di questa coppia di biciclette Olympia segnalataci da una nostra lettrice di Alessandria, Monica Albertazzi, che assieme al marito Massimo Fregonese colleziona biciclette accoppiate di vari marchi, tra cui i piemontesi Maino, Amerio e la milanese Gloria. Il duo Olympia di loro proprietà – e sostanzialmente perfettamente conservato, salvo piccoli interventi di messa in opera e manutenzione – è lussuoso ed elegante, un po’ come la celeberrima coppia di ballerini dell’epoca Ginger Rogers e Fred Astaire. È costituito dal modello maschile Rex Semiballon (1938) e da quello femminile Sabauda (1939), che rappresentano una rarità già presi singolarmente e che hanno nomi in linea con quelli in voga anche per altri marchi del periodo, evidentemente influenzati dal Ventennio fascista.
La Olympia, fondata nel 1893 da Carlo Borghi, era allora una rinomata fabbrica di biciclette milanese di medie dimensioni, celebre per la sua raffinatezza costruttiva, che offriva oltretutto ampie possibilità di personalizzazione. Stilemi del marchio sono le particolari congiunzioni del telaio, che ricordano la foglia che ne costituisce il logo, le forcelle con testa dedicata, i lussuosi carter con padellini decorati, i parafanghi carenati, i manubri e i freni con brevetto proprietario, i raffinati ornati che decorano un po’ ovunque i mezzi che venivano costruiti in via Melzo 9. Entrambe le biciclette rappresentano il top di gamma della casa, ovvero la Serie Excelsior, e presentano l’allestimento più ricco in assoluto con ornature cromate in rilievo e il sistema frenante Tipo B di Olympia, ovvero quel sistema a tenaglia in cui il pattino agisce sul profilo esterno del cerchio e che è azionato tramite una tiranteria rigida, che anteriormente passa internamente al telaio.
Ci preme oltretutto ricordare che il modello Sabauda veniva offerto nei colori Nero, Grigio e Verde Excelsior, mentre in questo caso, a ulteriore conferma dell’accoppiamento originario, è stata richiesta extra-serie nello stesso colore Amaranto tipico del modello maschile Rex. Oltre alle differenze nella forma delle congiunzioni proprie dei due modelli, in tutto il resto del sontuoso montaggio possiamo notare piccole diversità nelle cromature in rilievo su carter e padellino e nelle manopole, oltre che per gli accessori che oggi definiremmo “aftermarket”, ovvero gruppo luce (CEV per la Rex, Morben per la Sabauda), gemma posteriore riflettente, paramanubrio.
Si tratta quindi di biciclette accoppiate particolarmente rare, probabilmente uniche nel loro genere, che testimoniano indubbiamente una eccelsa raffinatezza di gusto dei committenti e un incredibile lusso per l’epoca a cui appartengono, magistralmente realizzate da quella fucina di capolavori che è stata Olympia Milano.
A cura di: Luca Pit Web: registrostoricocicli.com Collezione e foto: Monica Albertazzi e Massimo Fregonese
Scheda tecnica
Marca: Olympia Milano
Modelli: Rex Semiballon (1938) e Sabauda (1939)
Serie: Serie Excelsior
Telaio: in acciaio
Colore: Amaranto
Carter: tubolare chiuso
Sistema frenante: Olympia Tipo B
Gruppo luce: Costruzioni Elettromeccaniche Venegonesi (CEV) uomo, Morben donna
Pedivelle e mozzi: marchiati Olympia
Cerchi: 26” legno ballon uomo, 26” acciaio donna
Sella: Italia registrazione 39024