In questo numero vogliamo presentarvi una bicicletta sconosciuta ai più, un modello di estrema rarità e a nostro parere di infinita bellezza, che deve essere annoverata tra le più belle biciclette mai prodotte a Milano.
Si tratta di una Olympia degli Anni ‘30 da corsa su strada, e in particolare del modello di punta “Giro d’Italia”, che rappresenta il fiore all’occhiello della ditta che in quegli anni aveva sede al n.9 di via Melzo. La trattazione di questo modello molto particolare è complicata dalle esigue informazioni oggi disponibili, tuttavia cercheremo di abbozzare un primo ritratto confidando nella benevolenza del lettore, che ci perdonerà se la visione dovesse risultare un po’ sfocata.
La storia della Olympia è oltretutto la meno conosciuta tra quelle dei grandi produttori di biciclette che la città meneghina contava in quegli irripetibili anni, caratterizzati da una inesauribile crescita industriale sostenuta da un fertile ingegno. Si tramanda che il fondatore della Olympia, Carlo Borghi, avviò già nel 1893 la propria officina meccanica in via Marco D’Oggiono nei pressi di Porta Ticinese, dedicandosi ben presto alla costruzione di velocipedi. Da ricerche effettuate presso gli Archivi di Stato, abbiamo potuto constatare che nei primi decenni del ‘900 Borghi commercializzava anche velocipedi a marchio Mercedes. Poca altra documentazione ci è nota al momento riguardo alla storia di questo marchio e dunque ci limiteremo a ricordare che la squadra ciclistica Olympia negli Anni ’30 ha potuto annoverare professionisti quali Martano, Cazzulani, Mallet, Aertz, piazzandosi al secondo posto nella classifica finale del Giro d’Italia del 1940 con Enrico Mollo, a 2’40’’ dall’allora nastro nascente della Legnano, Fausto Coppi.
Riguardo alla produzione ciclistica rinvenuta, riteniamo sia altamente complessa nella lavorazione, curata nei molti dettagli che contraddistinguono tutte le componenti, spesso barocca nella sua abbondanza di virtuosismi, indubbiamente di altissimo pregio. La vastità di modelli presenti nella gamma, unita a una possibilità di personalizzazione nei componenti, nei disegni delle congiunzioni, nei colori disponibili a catalogo, fino ai complessi ornati e alle multiple decalcomanie che la rifinivano, lascia intendere che si trattasse di una produzione meglio classificabile come “sartoriale”. È probabilmente per queste sue unicità che oggi risulta complicato trovare un filo che leghi i diversi modelli prodotti, così come è raro trovare due biciclette Olympia perfettamente identiche. Le Olympia, oggi, ci appaiono come tante biciclette uniche.
MODELLI UNICI
Per quanto riguarda le biciclette da corsa, negli Anni ’30 la Olympia proponeva tutto sommato pochi modelli (con mille varianti e personalizzazioni): il modello Extra Lusso Aquila, proposto sia con cerchi per tubolare che con cerchi per copertoni, e il modello Supremo Lusso Giro d’Italia, che rappresentava il non plus ultra della produzione. A questi due primi modelli ne verrà aggiunto un terzo nella seconda metà del decennio: il nuovo modello Supremo Lusso Giro di Francia, costruito con le speciali tubazioni Columbus. Non vi erano dunque modelli da corsa economici a listino.
Il modello Giro d’Italia, dunque, nacque come il modello più costoso, caratterizzato da un telaio a tubi fini (l’orizzontale ha sezione di 2,25 centimetri) dotato di pipe di sterzo lavorate con una fantasia simile alle decorazioni denominate “fiamme”, in altorilievo, alternate a decorazioni variamente appuntite, con alleggerimenti in ogni dove, e congiunzione di sella con ampi alleggerimenti laterali, al cui interno veniva punzonato il numero di telaio, mentre la scatola del movimento subiva lavorazioni tendenzialmente meno estreme nelle congiunzioni. I forcellini giroruota subiscono sin da inizio decennio degli alleggerimenti. Ma quel che caratterizza e stupisce nel telaio del modello Giro d’Italia sono i tubi al carro posteriore inferiore: mentre il tubo lato sinistro è di tipo classico, il lato sinistro presenta eccezionalmente tubi doppi accoppiati. E non finisce qui: il tubo verticale funge da serbatoio dell’olio per lubrificare la catena attraverso l’apposito oliatore (spesso, ma non in questo caso, è presente sul telaio anche un foro di carico con un tappo, utile per non dover estrarre il tubo sella in fase di carico dell’olio). Un oliatore posizionato al centro del movimento centrale consente di lubrificarne l’interno (in altri telai ne sono stati trovati due, posizionati ai due lati). È inoltre presente un “dente” di sostegno della catena per il cambio di rapporto con il giroruota. Il mozzo posteriore era equipaggiato, sin dalla fabbrica, di doppia ruota libera a doppia dentatura, consentendo di avere quindi a disposizione ben 4 diversi rapporti. L’operazione era agevolata dai bellissimi galletti Olympia.
Capitolo a parte merita la forcella: in questa bellissima versione i foderi sono anch’essi tubi doppi accoppiati (mentre in quelli precedenti i foderi sono di tipo classico), mentre la testa finemente lavorata presenta la marcatura Olympia incastonata ai lati, parallelamente al terreno.
Descrivere una Olympia – come vi avevamo anticipato – è un’operazione complessa, in quanto tutti i dettagli sono estremamente curati. Per non annoiare il lettore ci limiteremo a sottolineare i più singolari, come per esempio la tipica serie sterzo Olympia, con doppie calotte nella parte inferiore, mentre su quella superiore è presente la scritta Olympia. Su questa versione sono presenti freni Bowden Sport, ma è capitato di osservare lo stesso modello equipaggiato con freni Universal Extra (modello 35) personalizzati Olympia. La classica corona con disegno “a margherita” è qui abbinata a pedivelle Diamant alleggerite su tre lati, mentre in altri casi sono state ritrovate pedivelle FB alleggerite su 2 lati.
Insomma, la ricerca sulla storia della Olympia prosegue e, come su tanti altri temi, siamo tutti invitati a portare il nostro piccolo contributo affinché diventi più chiaro come siano state prodotte e troppo spesso dimenticate biciclette tanto uniche e belle. Se volete condividere la vostra Olympia, dunque, non esitate a contattarci.
Collezione e foto: Loris Pasquale (Museo della Bicicletta – Salcedo) A cura di: Luca Pit
Scheda tecnica
Marca: Olympia
Modello: Giro d’Italia
Anno: Anni ’30
Telaio: in acciaio con doppi foderi alla forcella e al carro basso (solo lato nobile)
Guarnitura: a margherita
Trasmissione: giro ruota con doppio rapporto su ogni lato
Freni: Bowden Sport
Pedivelle: Diamant marchiate Olympia alleggerite sui tre lati