Ricostruire la storia di una bicicletta non chiaramente identificabile è un percorso non facile ma sempre molto affascinante.
Bisogna infatti andare indietro nel tempo, cercare di trovare le coordinate tecniche e stilistiche del periodo a cui si fa riferimento e provare ad avere un approccio che sia il più logico possibile, svestendosi di preconcetti, supposizioni e praticando l’arte tanto cara a Socrate, ovvero quella del dubbio. È il caso della bicicletta – ricca di spunti – che illustriamo in queste pagine e che viene dalla collezione di Marcello Conti. Una bici di cui sappiamo veramente pochissimo dal punto di vista della produzione. Il precedente proprietario ha raccontato che avrebbero voluto esporla al museo Aermacchi – del quale non siamo riusciti a trovare traccia, probabilmente intendeva Volandia, vicino a Malpensa – e questo ha portato a pensare che si trattasse di un prototipo di bicicletta della celebre casa produttrice di aerei varesina, che tra gli Anni ’20 e gli Anni ’40 fu protagonista di una fitta e qualitativa linea di velivoli da guerra. Ad avvalorare questa tesi, l’amplissimo impiego sulla bicicletta del duralluminio – materiale di derivazione aeronautica – cosa che la rende molto leggera e predisposta a un uso sportivo.
Non siamo riusciti purtroppo a dare un riscontro a questa pur credibile ricostruzione, per cui quello che possiamo dire con certezza è che la bicicletta è marchiata Ibis – che potrebbe essere il nome del modello o un piccolo produttore – e che proviene dagli Anni ’40, difficile essere più precisi. Essendo un esemplare unico, questo rende possibile il fatto che si tratti di un prototipo. Il parafango posteriore in alluminio, dipinto di fabbrica nello stesso colore del telaio, non presenta la classica verniciatura bianca obbligatoria per tutte le biciclette dal 1939 fino al 1945: questo però valeva per le produzioni in serie, mentre per un prototipo si sarebbe anche potuto evitare.
La datazione precisa resta comunque un mistero non risolvibile nemmeno con l’analisi della componentistica. In particolare, a far cadere l’occhio e a destare la maggiore curiosità è il cambio, dall’aspetto abbastanza artigianale, caratterizzato da un comando con una leva molto lunga e da un tendicatena sottostante. Si tratta di un esemplare unico, con la cambiata gestita a contropedalata, simile al cambio Campagnolo Corsa, sviluppato già negli Anni ’30, di cui sembrerebbe un’evoluzione, ma che non può essere associato alla casa veneta e che non ci aiuta a fugare i dubbi.
Ultraleggera
Al di là di queste considerazioni, la Ibis sportiva degli Anni ’40 è un esemplare degno di nota per via di alcune sue caratteristiche costruttive e per il montaggio, senz’altro molto particolare e alleggerito. Partiamo dal telaio in acciaio, che presenta delle congiunzioni invisibili nei nodi del movimento centrale e della sella, mentre sono visibili sul cannotto di sterzo. Una soluzione forse dovuta al timore di rotture oppure una semplice scelta stilistica. Anche la testa di forcella, molto bella, ha congiunzioni invisibili. I parafanghi, come già accennato, sono in duralluminio e dello stesso colore della bicicletta, un grigio/azzurro che ricorda in qualche modo i colori Bianchi del Ventennio. Sempre in duralluminio sono il fortunello sul parafango anteriore, che riproduce l’ibis del marchio, il portapacchi posteriore appositamente progettato per questa bici (come si evince dagli attacchi sul telaio), i pedali sportivi (corpo e gabbia), le leve freno e il campanello, la fanaleria con parabola oscurata di tipo bellico e gemma posteriore carenata, la maniglia saltafossi, il carter a pistola, cerchi, mozzi, la pompa, il telaio della sella e per finire piega e pipa. Il montaggio di queste ultime componenti prevede lo smontaggio delle leve freno con un sistema molto particolare. Anche i freni, senza marchio, sono in duralluminio.
Il cambio come detto è a tre velocità, le manopole in corno e il paramanubrio Amba. Sul movimento centrale è presente un ingrassatore. Le pedivelle sono scanalate e alleggerite. Molto bella anche la sella Aquila in pergamoide. Infine, la serie sterzo è di tipo Thompson e riporta la punzonatura BC1-03, un numero di serie che potrebbe indicare il terzo esemplare di una piccola produzione, come se si trattasse di prototipo appunto. Su questo il mistero resta, ma non impedisce di certo di apprezzare la Ibis degli Anni ’40 con tutti i suoi pregevoli dettagli.
Collezione e foto: Marcello Conti
Scheda tecnica
Marchio: Ibis
Modello: Sportiva Ultraleggera
Anno: Anni ’40
Telaio: in acciaio con congiunzioni parzialmente invisibili
Cambio: prototipo senza marca con una leva, tendicatena e tre velocità
Pipa e piega: Ambrosio in alluminio
Freni: a ganasce senza marchio in alluminio
Carter: a pistola in alluminio
Serie sterzo: tipo Thompson
Cerchi: in alluminio con raggi neri
Mozzi: in alluminio
Sella: Aquila in pergamoide con telaio in alluminio
Fanaleria: anteriore in alluminio a dinamo con parabola oscurata, posteriore gemma con vetro pallonato e carenatura in alluminio
Portapacchi: in alluminio con attacchi dedicati
Cerchi: in alluminio verniciati come il telaio
Manopole: in corno
Paramanubrio: Amba











