Il Concorso d’Eleganza di Gaiole in Chianti ci sta regalando, anno dopo anno, delle perle veramente notevoli.
+E non usiamo il termine “perle” a caso perché l’esemplare stupendo che tratteremo in queste pagine si è aggiudicato il riconoscimento Perla dell’Eroica nell’ultima edizione del CdE, dedicato alla bicicletta considerata più rara, rivaleggiando fino all’ultimo per il titolo di Best in Show vinto poi dalla Bianchi Folgore Squadra Corse del ’41 di Fabio Grifoni, che ha meritato anche la copertina di BE64. Due biciclette fenomenali, entrambe di casa Bianchi, espressione del resto di anni in cui la casa milanese poteva schierare in campo una formazione fortissima, che da dopo la Seconda Guerra Mondiale in poi – sostanzialmente – vantava come capitano Fausto Coppi, vero dominatore della propria epoca e ancora oggi considerato, forse non a torto, il più forte corridore di tutti i tempi.
Accanto al Campionissimo, la squadra diretta all’epoca dal DS Giovanni Tragella schierava una serie di gregari, quasi tutti italiani, che avevano il compito di accompagnare Coppi al successo, cosa che avvenne trionfalmente in diverse occasioni ma in particolare in quegli anni indimenticabili – il ’49 e il ’52 – in cui completò l’incredibile accoppiata Giro e Tour, primo a riuscirci nella storia. Tra questi corridori di secondo piano, talvolta dimenticati, nel 1950 arrivò un giovane di 20 anni, al primo anno da professionista dopo un buon percorso tra i dilettanti. Il suo nome era Donato Piazza, classe 1930, brianzolo di Villasanta, oggi in provincia di Monza e Brianza. Piazza, soprannominato “il gigante” per la sua notevole altezza, era un passista veloce, in grado di dare il meglio di sè su percorsi piatti e veloci, sui quali ottenne i pochi successi di carriera su strada: due tappe alla Vuelta del ’55 e una al Giro del ’56, quando si trasferì alla Nivea-Fuchs di Fiorenzo Magni. In pista andò meglio, con due titoli italiani nell’inseguimento individuale e uno nell’Omnium.
La bicicletta che vedete in queste pagine è proprio quella che Piazza utilizzò al suo primo anno in Bianchi e, come spiegato proprio su BE64 parlando della Folgore (che abbiamo identificato come una Reparto Corse), possiamo in questo caso parlare senza dubbio di un mezzo della Squadra Corse, ovvero sostanzialmente il meglio dell’epoca in termini tecnologici, di personalizzazione, di assistenza da dedicare ai pochi professionisti della squadra Bianchi. E parliamo di anni in cui le biciclette erano davvero ritagliate a misura di corridore, in cui solo i più grandi (ovvero Coppi e pochi altri) potevano ambire a più di un telaio a stagione.
Proprietario di questa bellezza è il collezionista tedesco Carsten Rademacher, conosciutissimo dagli appassionati come Dr. Bianchi proprio per la sua grande passione per il marchio milanese, che lo ha già portato in passato a presentare in concorso a Gaiole in Chianti le biciclette di Johan De Muynck e di Rudi Altig, apprezzatissime da appassionati e giudici. Racconta Carsten: «Ho acquistato questa bicicletta da un collezionista italiano e l’ho portata a casa dopo un viaggio all’Eroica. Era sostanzialmente nelle condizioni in cui è oggi, con tutte le sue parti originali, compresi i tubolari che sono chiaramente usurati. Ho cambiato solo le guaine dei freni e un dado mancante sui freni, per il resto l’ho tenuta così com’era». Una bicicletta non solo bellissima, ma anche con una storia sportiva notevolissima e protagonista di un passaggio tecnologico che ora vi andiamo a raccontare.
UN CAMBIO CHE CAMBIA
«L’Enfer du Nord mène au paradis». Ci sono comuni mortali che leggendo questa iscrizione nel velodromo di Roubaix possono respirarne la storia, i più fortunati riescono anche a pedalare su quelle pietre sacre. Poi ci sono gli immortali, che quella storia l’hanno plasmata, trasformata e scritta con le loro imprese. Questo, a Fausto Coppi, è successo spesso. Quasi ogni sua impresa è diventata titolo di giornale, esaltazione di radiocronista, citazione sulle rampe di qualche tornante alpino, libro, film, celebrazione. Fino alla transustanziazione di un uomo nella sua bici. E così è stato. Una bicicletta e un cambio geniale, inimitabile e inimitato, hanno meritato il nome Parigi-Roubaix grazie al trionfo di Fausto Coppi del 9 aprile 1950, in quell’inferno di fango che conduce al paradiso. La vittoria di Coppi segna la trasformazione della crisalide, inizialmente chiamata Folgorissima, e di quel miracolo di cambio con una sola leva nell’accoppiata nota come Parigi-Roubaix.
Per la prima volta una gara diventa anche un fenomenale strumento di promozione. Si racconta anche che Campagnolo per convincere Coppi a usare il suo cambio abbia pagato cifre importanti, che lo hanno portato a tornare alla casa vicentina dopo anni nei quali aveva vinto tutto col Simplex. Bianchi denominerà poche altre volte i propri modelli di punta per onorare le vittorie dei suoi più grandi campioni. Per Fausto Coppi questo avverrà anche con la Tour de France nel 1952 e la Campione del Mondo nel 1953, dopo il Mondiale di Lugano. A Felice Gimondi verranno dedicate nel 1976 la Specialissima Barcellona (a ricordo del Mondiale spagnolo del ’73) e nel 2006 la FG Lite. Infine, all’indimenticato Marco Pantani, di cui proprio in questo numero ricordiamo i 20 anni dalla scomparsa, le Specialissima CV Anniversario e Oropa del 2018 e 2019.
Ma come funzionava questo innovativo deragliatore Parigi-Roubaix e come poteva consentire il cambio rapporto con un meccanismo apparentemente così semplice? Chi conosce il cambio Corsa, cioè l’ultima versione a due leve prodotta da Campagnolo, sa che era necessario allentare il serraggio del mozzo posteriore agendo sulla leva più lunga, poi interrompere la pedalata e, pedalando all’indietro brevemente, permettere il movimento del perno dentato del mozzo all’interno dei forcellini, anch’essi dentati, fino a ripristinare la tensione della catena. Il mozzo quindi sarebbe avanzato di uno o due denti nel caso di allineamento della forchetta con un rapporto più agile, o sarebbe arretrato ingranando un rapporto più lungo.
Invece, nel cambio a una leva e nel gemello Parigi-Roubaix (praticamente identici a parte le iscrizioni sulla paletta selettrice e con lo stesso funzionamento), il primo movimento della leva causa lo sgancio del mozzo, il secondo la selezione del rapporto, grazie a leverismi interni tanto semplici quanto geniali. In questo modo, anche grazie all’evoluzione dei forcellini dentati, il cambio a una leva permetteva di gestire ben 5 pignoni con una corsa di 22 mm e, accoppiato al deragliatore anteriore Campagnolo Sport, supportava anche la doppia corona anteriore (tipicamente 49-47) assorbendo il salto dei denti e garantendo la giusta tensione di catena per estendere il range degli sviluppi metrici.
CAPOLAVORO TECNOLOGICO
Fatta questa debita premessa, torniamo alla bici oggetto di questo articolo. Questa Bianchi della Squadra Corse è, come accennato, una delle progenitrici della Parigi-Roubaix che sarebbe stata prodotta subito dopo. Appartenuta a Donato Piazza, che nel 1953 fu battuto proprio alla Roubaix da Derycke, e datata 30/6/1950, si presenta in condizioni eccezionali. Completa di tutto, conserva ancora gran parte del montaggio originale e anche se dimostra i suoi 70 anni abbondanti permette di leggere, oltre al celeste Bianchi dell’epoca, le aquile e le scritte laterali, con il loro rosso su fondo oro brillante. Gli svasi sono ancora decorati con il caratteristico blu a contrasto col resto del telaio, le congiunzioni sono finemente lavorate, sottili, leggere e con la proverbiale cromatura Bianchi, sempre brillante a dispetto del tempo.
Originali sono anche le ruote, con i mozzi Bianchi a centro pieno in ferro con iscrizione in corsivo e flangiatura in alluminio, con 36 fori all’anteriore e 40 al posteriore, necessari a un ciclista alto 1.87 e potente. I cerchi sono Nisi mod. Moncalieri in alluminio per tubolari, i freni sono i classici Universal mod. 50. Il manubrio è Bianchi in ferro, utilizzato dal RC dell’epoca, con piega ampia e supporto regolabile che, come le Folgorissima e Roubaix di serie, porta l’inconsueta scritta Bianchi leggibile dal corridore, una particolarità di questi modelli. Il cambio è come detto il progenitore del Parigi-Roubaix, a una sola leva e senza iscrizioni. Conclude il montaggio il classico reggisella Bianchi da 25 mm chiuso in testa che supporta una bellissima sella in cuoio.
Un esemplare eccezionale, in grado di raccontare moltissimo della propria epoca e a livelli altissimi, che in molti hanno potuto ammirare dal vivo al Concorso d’Eleganza dell’Eroica di Gaiole in Chianti 2023 e che, con molto piacere, vi abbiamo illustrato sulle nostre pagine.
Collezione e foto: Carsten Rademacher Si ringraziano: Michele Asciutti e Silvio Antoniucci Dregistrostoricocicli.com
Scheda tecnica
Marca: Bianchi
Modello: Squadra Corse Donato Piazza
Anno: 1950
Telaio: in acciaio su misura
Cambio: prototipo Campagnolo Parigi-Roubaix a 4 rapporti
Mozzi: Bianchi 36-40 a centro pieno in ferro
Cerchi: Nisi Moncalieri in alluminio per tubolari
Freni: Universal Mod. 50
Piega: Bianchi in ferro
Reggisella: Bianchi da 25 mm
Sella: Brooks